Psicofarmaci

Intervista al Dott. Giorgio Antonucci

Domanda: "Mentre fino a trent'anni fa erano pressocchè sconosciuti, oggi gli psicofarmaci sono all'ordine del giorno, vengono prescritti sempre più frequentemente anche da medici generici e risulta quindi estremamente facile procurarseli. Cosa ne pensi?"

Dr. Giorgio Antonucci: "Direi che un primo punto comprensibile a tutti è che gli psicofarmaci sono sostanze chimiche dello stesso tipo delle droghe, anche se in generale si dà il nome di droga alle sostanze proibite e non agli psicofarmaci. Si tratta di sostanze che si dicono "neurotrope", cioè che agiscono elettivamente sulle cellule nervose e sulle cellule cerebrali; sia gli psicofarmaci che le droghe proibite hanno le stesse caratteristiche di "neurotropismo".
La chimica cerebrale è così complessa e fine che qualsiasi intervento grossolano, che venga definito droga o psicofarmaco, comporta delle conseguenze negative anche se certi effetti iniziali, sia delle droghe che degli psicofarmaci, possano sembrare favorevoli. A lungo andare si costituisce la tossicodipendenza, che significa che le cellule nervose e le altre cellule che si sono difese dalla sostanza tossica, ad un certo punto hanno elaborato delle situazioni chimiche per cui cercano di inglobare la sostanza estranea e allora poi, quando questa sostanza viene sospesa, avviene la dipendenza farmacologica, che è un fatto anche questo biochimico. Se giustamente si fa la campagna contro le droghe in quanto danneggiano il sistema nervoso, si dovrebbe fare anche la campagna contro gli psicofarmaci.
Il guaio più grosso è che le persone prendono queste sostanze su consiglio dei medici o su influenza della cultura medica, pensando che migliorino il funzionamento del sistema nervoso centrale. Se qualcuno si vuole avvelenare, ha il diritto di farlo, ma il brutto è se uno si avvelena pensando di farsi del bene perchè il medico gli ha dato dei consigli sbagliati: questo è grave. Un medico che consiglia delle sostanze dannose per il cervello e per l'organismo fà il contrario di quello che dovrebbe fare."

Sugli antipsicotici (neurolettici)

Psicofarmaci e discinesia tardiva


È ormai accertato, ed affermato anche dalla psichiatria ufficiale, che l'uso di psicofarmaci induce nei pazienti una malattia detta discinesia tardiva che comporta una notevole perdita di controllo sulle funzioni motorie del corpo. Ma ci sono voluti venti anni per la psichiatria (dal '53 al '73) per dare un riconoscimento formale ai sintomi della discinesia anche se la maggior parte degli studi ora indica che un quarto, metà, o più dei pazienti trattati con farmaci soffre di questa malattia. Non c'è da meravigliarsi quindi se questa pseudo-scienza che si mantiene ormai coi soldi delle industrie farmaceutiche, ci metterà anche di più per riconoscere il danno che viene fatto alle facoltà mentali dei suoi pazienti. È molto più facile lasciarsi sfuggire l'esistenza dei "sintomi mentali" in individui per altro già considerati (arbitrariamente) folli, ed è molto più doloroso confrontarsi con la realtà che si stanno distruggendo non solo le funzioni fisiche, ma anche quelle mentali in milioni di umani.

Eppure alcune semplici considerazioni che si basano sui fondamenti della neurofisiologia dimostrano che è inevitabile che i farmaci producano
danni ai centri principali della vita mentale.

Dare la colpa al cervello

ELLIOT S.VALENSTEIN : BLAMING THE BRAIN
the truth about drugs and Mental Health
THE FREE PRESS, New York 1997)
[Dare la colpa al cervello - la verità sulla malattia mentale e gli psicofarmaci]


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Capitolo 8

RIPRESA, CONCLUSIONI, RIFLESSIONI

Non mi è possibile fare un sommario, in questo capitolo conclusivo, di tutte le evidenze ed argomenti che mi conducono a respingere le teorie chimiche della malattia mentale ora esistenti. Questo è stato fatto attraverso tutto il libro. Posso però evidenziare di nuovo alcuni aspetti principali, esaminando alcune affermazioni sui farmaci psicoterapeutici e sui disordini mentali che sono ripetute così spesso da essere quasi presentate come assiomatiche ed incontestabili. Una di queste affermazioni è che i farmaci psicoterapeutici agiscono sui disordini mentali nella stessa maniera che l’insulina agisce sui diabetici.

Questa affermazione implica che i farmaci psicoterapeutici correggono, come l’insulina, note deficienze (o eccessività, in alcuni casi) chimiche. Questa analogia è ripetuta e ripetuta non solo nei prospetti promozionali delle compagnie farmaceutiche e in articoli pubblicati in giornali professionali, ma, a sentire quanto riferiscono i pazienti, ogni giorno negli ambulatori degli psichiatri e di medici comuni. Una psichiatra, che adesso non accetta più questo dogma, racconta cosa ha imparato durante il suo essere stata psichiatra interna [cioè di reparto, ndt]:

Reazioni da dismissione del Litio

La dismissione del litio solleva il problema del confondere le difficoltà della dismissione con la ricaduta. Effettivamente le reazioni di dismissione dal litio mimano esattamente i sintomi di mania che hanno condotto ad iniziare il trattamento con il litio. I medici prescrivono il litio [sali di litio, di solito grosse pastiglie di carbonato di litio, ndt] principalmente per trattare la mania; ebbene spesso alla dismissione del litio fa rapidamente seguito la mania. Che cosa sa il dottore e il paziente se questa condizione di mania è una conseguenza della dismissione del farmaco, o un ritorno al problema psichiatrico originario? Alcuni dottori si rifiutano di riconoscere che ci sia una specifica sindrome di dismissione del litio. 

Il rapido sopraggiungere della mania può avvenire anche in pazienti che hanno preso il farmaco per anni, cioè erano apparentemente "ben stabilizzati", e sono stati dismessi da soli quattro o cinque giorni. In una ricerca, furono dismessi di colpo verso un placebo ventuno pazienti in precedenza maniacali, essi avevano preso il litio continuamente per circa quattro anni. Gli autori hanno scritto:" Dentro 14 giorni che nel placebo, 11 pazienti sono ricaduti in gravi stati psicotici con sindromi paranoidi, maniacali o depressive .. La maggior parte degli altri pazienti che non sono ricaduti in stati psicotici, hanno però sperimentato ansietà, un aumento di irritabilità nervosa e stato d'allarme, e disturbi del sonno."

L'autore, uno psichiatra, ritiene che questi sono autentici effetti da dismissione e raccomanda di informare i pazienti del pericolo prima che essi decidano di intraprendere il trattamento con il litio. Gli psichiatri hanno tardivamente incominciato a capire che il rapido ripresentarsi della mania dopo la dismissione del litio è un vero effetto di dismissione. Comunque molti nuovi dottori continuano ugualmente ad attribuire la mania-indotta-dalla-dismissione alla "malattia cronica" dei loro pazienti. Questi dottori continuano perciò ad esporre i loro pazienti al litio, nonostante i molti effetti negativi a lungo termine.

 

 IL TUO PSICOFARMACO PUO' ESSERE IL TUO PROBLEMA - Perché e Come Smettere gli Psicofarmaci)  [Perseus Book  USA 1999 ]

 Peter Breggin e David Cohen

Serotonina e depressione

Di Jeffrey R. Lacasse e Jonathan Leo

Negli Stati Uniti i farmaci antidepressivi SSRI (selective serotonin reuptake inhibitor) sono pubblicizzati direttamente ai consumatori. Questa campagne pubblicitarie, altamente efficienti, dirette direttamente ai consumatori (DTCA) si sono abbondantemente basate sull'affermazione che i farmaci di tipo SSRI correggano uno squilibrio chimico causato da una mancanza di serotonina. Per esempio il sertraline (Zoloft) si è classificato al sesto posto tra i farmaci più venduti negli Stati Uniti nel 2004, con vendite superiori a 3 miliardi di dollari statunitensi sembra dovere, almeno in parte, questo successo nelle vendite alla campagna pubblicitaria, sparsa ovunque, con protagonista la compressa di Zoloft nella miseria della Le ricerche hanno mostrato che la pubblicità su tutta la classe degli SSRI ha portato ad un'espansione del mercato degli antidepressivi, e che ora i farmaci SSRI sono tra i farmaci maggiormente venduti nella pratica medica.

Data la natura a molti fattori della depressione e dell'ansia e date le ambiguità inerenti alle diagnosi e ai trattamenti psichiatrici, alcuni hanno criticato che la prescrizione in massa di farmaci SSRI sia il risultato di una società oltremodo medicalizzata. A questi sentimenti ha dato voce il Lord Warner, Ministro della Salute del Regno Unito, in una recente audizione “Ho qualche timore che qualche vo noi, come società vogliamo mettere un'etichetta a cose che sono soltanto fondamentale parte della condizione umana”  ha continuato dicendo: “in particolare nell'area della depressione abbiamo chiesto al National Institute for Clinical Excellence [un'organizzazione sanitaria indipendente che fornisce consigli sulle cure e la prevenzione] di indagare su questa area particolare e le loro linee guida sulla depressione consigliano un trattamento non farmacologico per la depressione non grave” . I ragionamenti del Lord Warner, sulla sovra-medicalizzazione, sono esattamente quelli che alcune compagnie farmaceutiche hanno cercato di superare con le campagne pubblicitarie. Per esempio, la pubblicità televisiva dell'antidepressivo sertraline (Zoloft) afferma che la depressione è un grave condizione medica che può essere causata da uno sbilanciamento chimico e che “lo Zoloft lavora per correggere questo sbilanciamento” . Altre campagne di pubblicità dei farmaci SSRI hanno anche affermato che la depressione è legata ad uno sbilanciamento del neurotrasmettitore serotonina e che i farmaci SSRI possono correggere questo sbilanciamento (vedi tabella 2). La domanda pertinente è questa: sono queste affermazioni fatte nelle pubblicità dei farmaci SSRI corrispondenti alle prove scientifiche?