BIPOFAQ: cos'è la follia

FAQ: soliloquio

Perché i 'matti' parlano da soli?

MABIEM: La maggior parte delle persone non si rendono nemmeno conto che passiamo un bel po' di tempo a parlare a noi stessi. Siamo a conoscenza di questo dialogo interno ma proviamo un certo disagio nell'utilizzarlo forse perché fin da piccoli ci dicevano che solo i matti parlano da soli.
Parlare tra sé e sé non è sintomo di stranezza o di pazzia, tutt`altro: chi parla da solo, invece, mostra di avere maggior controllo sulle proprie emozioni, e riesce a essere meno impulsivo e ad assolvere meglio ai compiti che vengono assegnati.Il nostro "grillo parlante" aiuterebbe dunque a essere più tranquilli anche davanti a situazioni inaspettate o difficili: "È sempre stato noto che le persone tendono ad avere dialoghi interni con loro stesse, ma finora non abbiamo mai saputo a cosa servono -questo quanto scritto anche da Tullett nel 2010 su Acta Psychologica-in uno studio che dimostra che la nostra `voce interiore` ci aiuta effettivamente esercitare il controllo su noi stessi e ci impedisce di prendere decisioni impulsive".

ALON: Giusto. Ma il dialogo interno è presente sempre dal momento che siamo esseri pensanti e difficilmente ce ne possiamo liberare. Forse gli psicotici non fanno altro che dare voce a questo dialogo , cioè come si suol dire: pensare ad alta voce.  Il motivo potrebbe essere perciò un tentativo di esercitare un controllo su questo dialogo per mettere a tacere le 'voci' interne proiettandole all'esterno.

FAQ : prove scientifiche

Quali sono le prove scientifiche sull'esistenza del disturbo bipolare? Ci sono delle analisi del sangue, delle onde cerebrali, dei neurotrasmettitori in circolo?

ALON: Dato che le prove non si trovano, ciò potrebbe indicare che:

1 - In realtà non c'è niente da cercare

2 – Stiamo cercando dalla parte sbagliata.

GIORGIO: Per quel che ne so io non c'è nulla. Non c'è nulla nel cervello di un bipolare che possa essere rilevato da un qualunque esame biochimico. Ciò non toglie che il disturbo esiste. In questo è simile all'essere gay. Nulla che non va nel cervello, ma i gusti sessuali sono diversi.

IOPENSOPOSITIVO: NON CI SONO PROVE, Non c'è nessun esame di laboratorio che dimostri, ne una tac, ne un ECG, una risonanza niente, la psichiatria fa buca ed è rimasta l'unica branca della medicina che fa le sue diagnosi solo parlando col paziente, e da quel punto in poi la vita del paziente non è più sua, ma dei medici che possono decidere se sei idoneo a vivere.  Diventi malato senza prove, solo su un giudizio personale. 
Tutto ciò è veramente un'eccezione strana nella medicina;  se sono un diabetico, un ipotiroideo, un talassemico c'è un esame insindacabile, obbiettivo, scientifico, che dice ti manca una sostanza, un ormone perché il tuo organo x non funziona tanto bene  e la devi assumere artificialmente altrimenti stai male.
Nel disturbo DB ed in tutte le malattie psichiatriche siamo all'ipotesi dell'assurdo, ti dicono il tuo cervello non funziona allora visto che non ci capiamo niente, andando per tentativi  mettiamoci un po' di Sale in Zucca poi se stai male e ti ammali d'avvero di fegato o malattie del sangue, è un rischio che bisogna correre, un errore collaterale dovuto allo sgancio nel tuo corpo di un cocktail di pillole Intelligenti.
Secondo me nella mia ignoranza, non sono un 'dotto' sono un ciuccio è colpa mia ho fatto le scuole basse, al piano terra non al 6° :-)
Forse basterebbe fare veramente il dottore, visitare fisicamente il paziente ed ascoltare il paziente anche nelle sue storie che potrebbero sembrare assurde, ma sono il sintomo di un malessere interno che non deve essere soffocato altrimenti esplode come nella mania.

FAQ: sorriso

Perchè  storicamente i 'matti', i giullari, sembra che si compiacciono della loro condizione, cioè  ridono spesso e hanno  un sorriso 'ebete' stampato sul volto?


MABIEM: ...
una persona può diventare matta quando ha una vera passione nel cuore! :-)

 ALON: Si, forse anche  perchè ridono della misera condizione umana. Chissà, magari hanno capito qualcosa che sfugge ai 'normali'.

FAQ: il DB esiste?

 Il disturbo bipolare esiste veramente?

 

GIORGIO: Si è una malattia mentale di origine sconosciuta.

 ALON: Non è una malattia ma un'attitudine, una caratteristica facente parte del ventaglio delle umane possibilità, che non è stata compresa, anzi fraintesa.

  IOPENSOPOSITIVO: Il disturbo DB non esiste, siamo tutti bipolari a tutti noi una giornata nuvolosa, la pioggia mette il magone, o il sole e l'arcobaleno danno gioia. Per alcuni questi aspetti del carattere sono solo più accentuato perchè hanno una maggiore sensibilità agli agenti esterni e reagiscono in modo più accentuato . Ritengo che il DB come lo definiscono i medici sia solo un tendenza del carattere e della personalità  accresciuto da uno stile di vita malsano,  eccessivamente dispersivo delle proprie energie personali, che non tengono conto dei propri limiti umani.

 MABIEM: noto che diamo significato diverso a termini quali attitudine, carattere e persino la stessa definizione di Db che viene attribuita, da alcuni, ai medici. ...L'unica risposta in comune la trovo con Giorgio: non si sa ancora cosa sia ma è un effetto di una "patologia" multifattoriale... Ancora pochi anni fa la diagnosi di disturbo bipolare arrivava con almeno 10 anni di ritardo rispetto al primo episodio e inoltre ne conseguiva una sorta di “cultura della crisi” come se l’unico obiettivo sensato da raggiungere non fosse altro che la risoluzione urgente e la più rapida possibile, del periodo di acuzie senza alcuna attenzione a ciò che accadeva tra una crisi e l’altra,.Oggigiorno, di contro, si guarda con molta più attenzione alla storia della persona e si cerca di individuare il prima possibile l’esordio del disturbo per meglio chiarirsi i dubbi diagnostici, si tiene poi in gran valore il decorso del disturbo e si interviene sulle possibilità di prevenire altri episodi essendo sostanzialmente questo l’obiettivo principale della cura. Contemporaneamente, non ci si limita più a considerare il lato esclusivamente biologico della questione ma si insiste come mai prima sull’educazione di chi è affetto da DB, sulla  capacità di ottenere anche per via psicologica un ulteriore controllo del disturbo e si estende tale opportunità anche ai familiari.