Antonucci: La psichiatria e il suo incapace
Di Giorgio Antonucci
Qualche anno fa, mi è accaduto che un paziente - una persona ricoverata in un istituto psichiatrico italiano a Imola, che io, come tanti altri, ho liberato dalla cella e dalla schiavitù restituendogli, come era suo diritto, la possibilità di girare per il mondo - qualche anno fa, quest'uomo di quarantacinque anni, che aveva passato tutta la sua giovinezza rinchiuso in manicomio, fu ucciso: si trovò una sera il suo corpo e si vide che era stato ucciso. Gli psichiatri, prima che si sapesse che cosa era accaduto - era chiaro che fosse stato ucciso - dissero: "La responsabilità è del dottor Antonucci, perché lo ha tolto di cella, gli ha tolto gli psicofarmaci, lo ha mandato in giro, lo ha lasciato libero. Senza psicofarmaci, certamente ha provocato l'assassino e l'assassino, per difendersi, lo ha ucciso".
E difficile per me dire che cosa faccio, forse, la parola più appropriata sarebbe "l'anticarceriere", perché da anni libero persone rinchiuse, perché la loro individualità, anziché potere esprimersi liberamente è stata "tagliata fuori" dall'intervento psichiatrico. Che cosa significa la psichiatria per la cultura?