Terapie integrative

Appunti su psicoeducazione

altCredo che a questo punto è chiaro a tutti che per fare fronte alle difficoltà che il disturbo bipolare ci mette davanti, la buona volontà non basta. Purtroppo non credo che esista un’unica strategia ideale, c'è un lungo elenco di possibili terapie psicologiche, farmacologiche e di altri svariati generi. Al di là di tutte queste si trova la Psicoeducazione, che si presenta non come un’alternativa alla terapia Cognitivo-Comportamentale o ad altre forme di psicoterapia ma “... va considerata un precursore e catalizzatore di successive strategie di trattamento, farmacologico, psicoterapico e psicosociale”.

 

 

La psicoeducazione cerca di passare da un modello medico tradizionale, che si focalizza sugli aspetti “deficitari” del disturbo, ad un approccio che fa leva sui punti di forza dei destinatari (la persona, la famiglia, il gruppo) e si focalizza sul presente; da una prospettiva che vede la famiglia come “fattore eziologico” ad una che la considera “fattore chiave” del trattamento. L’approccio psicoeducativo integra interventi psicoterapici ed educativi, mettendo a dispozione le informazioni specifiche sul disturbo, sul suo decorso, sui sintomi, sulle cure, etc., così come identificando gli strumenti utili alla gestione del disturbo stesso e delle situazioni ad esso legate.

 

Obiettivi della psicoeducazione: ridurre gli stress ambientali e, al tempo stesso, promuovere il recupero e il funzionamento interpersonale e sociale. Specificamente per il disturbo bipolare:

- Riconoscere i fattori di rischio e i prodromi
- Controllo degli eventi stressanti e destabilizzanti di vita
- Migliorare l’aderenza alla terapia farmacologica
- Minimizzare le disfunzioni sociali e lavorative (ad esempio, regolando i ritmi circadiani e sociali)
- Ridurre gli effetti dannosi dell’ambiente socio-familiare e/o aumentarne gli effetti protettivi

Per approfondire questo tema esistono diversi manuali e tecniche di psicoeducazione, e diversi professionisti e istituti (anche in Italia) che offrono interventi di psicoeducazione individuale e/o di gruppo. Considero però interessante la prefazione del "Manuale di psicoeducazione per il disturbo bipolare" di Francesc Colom , Eduard Vieta, Giovanni Fioriti Editore- che riporto di seguito:

 

alt"Ai tempi dell’Impero Romano, “il Cesare” allora in carica sfilava trionfante di fronte alla folla infervorata per la recente vittoria militare. Il sole lo onorava dall’alto con la più chiara delle sue luci, gli allori gli ornavano la testa, le centurie lo salutavano da gran capo quale era, la plebe lo venerava, la vita gli sorrideva e la più alta delle glorie non era altro che il primo gradino nella sua trionfale scalata verso la deità. Dietro di lui, formando parte del suo formidabile seguito, andava l’uomo. Il lavoro dell’uomo era quello di ripetere continuamente al Cesare “ricorda che non sei divino, ricorda che sei un essere umano, ricorda che devi morire”. Questa figura, realmente esistita e ampiamente documentata dagli storici, riflette perfettamente il lavoro del terapeuta che impartisce la psicoeducazione, che è quello di informare i pazienti affinché sappiano dove si trovano e, in funzione di questo, affinché possano decidere dove andare.

 

I diversi ricercatori che hanno studiato l' organizzazione di gruppi di psicoeducazione per i pazienti bipolari hanno lavorato perseguendo lo stesso obiettivo, utilizzando tecniche simili e affrontando gli stessi argomenti, per diverse strade sono giunti a conclusioni simili, evento non così strano se si dà per scontato che tutti possedevano buon senso e una certa conoscenza clinica del disturbo bipolare, si dà cosi per scontato che questi interventi rifuggivano dal personalismo e che, soprattutto, la psicoeducazione rappresenta un strumento terapeutico la cui necessità appare ovvia nel caso dei pazienti bipolari. Tuttavia, il fatto che la psicoeducazione sia un intervento ovvio e basato sul buon senso, non significa che debba necessariamente essere efficace. Una delle funzioni del metodo scientifico è proprio quella di verificare l’ovvio e, fortunatamente, la psicoeducazione ha già ampiamente dimostrato la sua efficacia nella prevenzione delle ricadute nel disturbo bipolare

 

La psicoeducazione per il disturbo bipolare è finalizzata a insegnare ai pazienti a gestire meglio la propria malattia, a convivere con essa, a identificarla precocemente, ad assumere la terapia in maniera più adeguata, e a capire perché è necessario assumerla. Soprattutto, è utile per apprendere una tecnica che aiuterà i pazienti bipolari ad andare incontro a un minor numero di ricadute. Seguire un programma di psicoeducazione, oltre a essere assolutamente necessaria dal punto di vista della medicina basata sull’evidenza, rappresenta anche un diritto del paziente – il diritto di conoscere la propria malattia – e un complemento quasi imprescindibile alla terapia farmacologica.

 

Torniamo ora all’uomo che parlava al Cesare. È superfluo dire che il suo destino sarebbe passato per la separazione non già tra corpo e mente – in fin dei conti un errore comune commesso dalla psicologia fino all’altro ieri – bensì tra corpo e testa, intervento che era solito causare la morte dell’individuo. Speriamo che il nostro destino ci riservi qualcosa di più piacevole, anche se non dobbiamo dimenticarci che moriremo. "

 

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