Letture per riflettere

Inconcludenza

Una parola nella mia testa riecheggia da ieri, fino a che adesso non decido di mettere tutto nero su bianco: è l’inconcludenza. Chi nella vita non si è sentito mai inconcludente, non potrebbe capire bene cosa succede ad una persona che, facendosi un esame di coscienza, riesce a dire di se stesso che è solo e soltanto un inconcludente.

Funziona così: sbirci la tua vita passata, filtri ieri con oggi, ne trai le conseguenze e decidi che alla fine sei il ritratto dell’essere inconcludente. E forse è tutta colpa tua, o di un insieme di fattori e di situazioni che hanno portato alla fase di stallo e le fasi di stallo, si sa, possono anche durare tanto, a volte fino a sfiorare l’eternità.

Ma chi è che alla fine nella vita che non si è mai sentito un inconcludente?

E=mc^2

E=mc2

  • L'energia ..rappresenta l'energia vitale, il ki dei cinesi,il prana
    degli indiani, l'anima, Dio, il Padre
  • La massa,... il corpo fisico, l'uomo, il figlio
  • La velocità della luce al quadrato, ...la mente, il pensiero,la psiche,lo Spirito Santo (inteso come conoscenza e consapevolezza).
  • Il nostro pensiero è infatti un flusso di elettroni che viaggiano alla velocità
    della luce, addirittura al quadrato, perché la mente può ricordare il
    passato e viaggiare nel futuro in simultaneo.
    Secondo il primo principio della termodinamica l'energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma, Dio è eterno e si trasforma nelle varie forme di vita. La malattia del corpo è quindi uno squilibrio energetico che si produce in seguito ad uno squilibrio della psiche m=E/c2

Se c fosse 0, cioè annullassimo la mente o meglio annullassimo il pensiero( come nella meditazione) il nostro corpo fisico si ricongiunge all'Energia Universale.
Se i bisogni dell'Anima(E) non collimano con le esigenze della mente (c), il corpo soffre, perché si ha uno sbilanciamento del rapporto in favore di c2; essendo E costante  aumentando c conseguentemente diminuirà m: ecco la comparsa dei sintomi.
Se pensiamo eccessivamente, non accettiamo, rifiutiamo,resistiamo,non ci lasciamo andare,...il corpo si ammala.

 

Mabiem

 

Un Cuore da Donare

C'era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone che diceva di avere il cuore più bello del mondo. Tutti quanti glielo ammiravano, era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. Erano tutti concordi nell'ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano più il giovane si vantava di quel suo cuore meraviglioso.

 

All'improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse : "Beh, a dire il vero... il tuo cuore è molto meno bello del mio."

 

Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C'erano zone dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene, così il cuore risultava tutto bitorzoluto ed era anche pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi.

 

Così tutti quanti osservavano il vecchio colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse il più bello.

Il Cammino di Vita

E’ una sorta di filo conduttore che ciascun essere umano segue nel corso della sua esistenza. Avanziamo in questo percorso utilizzando un veicolo particolare che è il nostro corpo fisico. Gli orientali ci propongono un immagine molto interessante di questo veicolo e del relativo Cammino di Vita.

 

Noi siamo, dicono, come un Calesse che rappresenta il nostro corpo fisico e che circola su un sentiero che simboleggia il nostro Cammino di Vita. Il sentiero su cui avanza il Calesse è una strada sterrata e, come tutte le strade sterrate, presenta buche, sassi, solchi e fossi da ogni lato che rappresentano gli urti della vita. I solchi sono gli schemi già esistenti che prendiamo da altri e che riproduciamo (ereditati) Le fosse più o meno rofonde rappresentano le regole, i limiti da non superare se non si vuole incorrere in un incidente. Questo cammino comporta talvolta delle curve che rappresentano la visibilità oppure attraversa zone di foschia o di temporale. Sono tutte fasi della nostra vita in cui ci troviamo “nella nebbia”, nelle quali abbiamo difficoltà a veder chiaro o non possiamo anticipare niente, perché non vediamo niente davanti a noi.

Thérèse Jacobs, I sentieri si tracciano camminando

EscursioniCammino per la strada, c'è una buca profonda nel marciapiede. Ci cado dentro. Sono perduta ... sono senza speranza. Non è colpa mia; ci metto un'eternità a trovare il modo di uscirne.

Cammino per la stessa strada, c'è una buca profonda nel marciapiede. Fingo di non vederla. Ci cado dentro di nuovo. Non posso crederci, sono di nuovo qui dentro.

Ma non è colpa mia; ci metto ancora un bel po' a uscirne. Cammino per la stessa strada, c'è una buca profonda nel marciapiede. Vedo che è ancora lì. Ci cado dentro, ... è un'abitudine, ho gli occhi aperti, so dove sono, è colpa mia. Ne esco immediatamente. Cammino per la stessa strada, c'è una buca profonda nel marciapiede. La aggiro. Cammino per un'altra strada.

Non scoraggiatevi se dopo un po' di tempo vi troverete cambiati di poco: tracciare un nuovo sentiero può essere un duro lavoro, i passi falsi e le ricadute nelle vecchie abitudini sono normali. Per sviluppare nuovi percorsi neuronali occorre tenacia e, all'inizio, uno sforzo cosciente. Datevi il tempo e vedrete aprirsi nuovi viali. (...)

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