Esponenti

David Cooper

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“Il comportamento profondamente disturbante, incomprensibile, ‘folle’, deve essere contenuto, incorporato e diffuso attraverso l’intera società come una fonte sovversiva di creatività e di spontaneità, non come ‘malattia’”

 

 

David Cooper (Città del Capo, 1931 – 1986) è stato uno psichiatra sudafricano teorico e leader del movimento per l'anti-psichiatria, insieme a Ronald Laing, Thomas Szasz e Michel Foucault.

Laureato presso l'Università di Città del Capo nel 1955, si trasferì a Londra, dove lavorò in numerosi ospedali e diresse un unità sperimentale per giovani schizofrenici chiamata Villa 21. Nel 1965, fu coinvolto insieme a Laing e altri nel consolidare la Philadelphia Association. Un "Marxista esistenziale", lasciò la Philadelphia Association negli anni Settanta a causa dei suoi disaccordi con i crescenti interessi nello spiritualismo nella politica dell'associazione.

R.D. Laing

R.D. Laing

"Se la razza umana sopravvive, ho il sospetto che gli uomini del futuro, guarderanno indietro alla nostra epoca illuminata come un vero e proprio Age of Darkness (Era dell'oscurità)... Si vedrà che quello che era considerato malattia era  una delle forme in cui,  attraverso la gente comune,  la luce ha iniziato a irrompere nelle nostre fin troppo chiuse menti ".

"L'esperienza e il comportamento che viene etichettato schizofrenico è una strategia particolare che una persona inventa, al fine di sopravvivere in una situazione insostenibile."

Analizzato dallo psicoanalista inglese Charles Rycroft presto sviluppò una visione della psicopatologia del tutto originale. In alcuni saggi famosi propose un nuovo punto di vista sulla malattia mentale. In particolare scrisse sulla condizione schizoide e sulla psicosi.
Nel suo primo libro, L'io diviso (The divided self, Glasgow 1955), pubblicato a soli ventotto anni, dichiarava apertamente di ispirarsi alla filosofia esistenzialista e definisce la sua prospettiva "psichiatria esistenziale", nella linea di Karl Jaspers e Ludwig Binswanger, dai quali in seguito, a partire da "La politica dell'espereinza", si allontanò per dar luogo all'esperienza antipsichiatrica.
Fu uno dei primi medici a descrivere la malattia mentale come una forma di "esperienza" esistenziale o punto di vista che, in linea di principio, è perfettamente comprensibile agli altri e dotato di senso. In particolare, in L'io diviso suggerisce come le problematiche inerenti all'insicurezza ontologica del singolo individuo si intreccino con la variegata fenomenologia delle turbe psichiche.
A partire da queste riflessioni svilupperà la tematica, centrale negli psichiatri che a Laing e all'antipsichiatria faranno riferimento, delle dinamiche di invalidazione tipiche delle famiglie schizofrenogeniche. Si leggano a proposito sia "La politica della famiglia" che "Follia e normalità nella famiglia".

Thomas Szasz

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“Il messaggio che Szasz ha donato all’Umanità
va ben oltre la sua critica alla psichiatria...
egli ha richiamato l’individuo alla responsabilità personale
nella vita quotidiana.
Al cospetto della propria coscienza individuale
non vi sono alibi!”

Tristano Ajmone, Presidente OISM.

Thomas Stephen Szasz (Budapest, 15 aprile 1920) è uno psichiatra statunitense.

È Professore di Psichiatria emerito presso lo Health Science Center, State University di Syracuse, New York. Szasz è un critico dei fondamenti morali e scientifici della psichiatria.

È noto per dei suoi due libri Il Mito della Malattia Mentale e The Manufacture of Madness: A Comparative Study of the Inquisition and the Mental Health Movement, che espongono alcuni degli argomenti cui è più associato.

Le sue opinioni sul trattamento vengono da radici liberali classiche, basate sul principio che ogni individuo ha il diritto di proprietà fisica e mentale su se stesso e il diritto di essere libero dalla violenza altrui. Szasz è un libertario, che crede nella libertà di mercato e ritiene che la pratica della medicina, l'uso e la vendita di farmaci e le relazioni sessuali dovrebbero essere private, contrattuali e al di fuori dalla giurisdizione statale.

Sito ufficiale :  www.Szasz.com

Giorgio Antonucci

Dr. Giorgio Antonucci

La mancanza di dialogo
sul piano esterno porta alla guerra,
sul piano interno porta al manicomio.


Giorgio Antonucci

 

Video intervista a Giorgio Antonucci.

Medico in psichiatria anche durante gli anni della riforma cosiddetta "Basaglia", Giorgio Antonucci se ne discostò sia teoricamente che praticamente, giungendo ad un approccio non medico alla sofferenza umana.

È Presidente onorario del Comitato Scientifico di Giù le mani dai bambini? (il comitato nazionale italiano per la farmacovigilanza in età pediatrica), Membro Onorario dell' Associazione Europea di Psicoanalisi, Membro Onorario dell' Osservatorio Italiano della Salute Mentale (O.I.S.M.), membro del comitato scientifico dell'Università Popolare di MusicArterapia.
Insieme ad Alessio Coppola è uno dei fondatori del Telefono viola.
E'consulente scientifico della campagna contro gli psicofarmaci ai bambini intitolata "Perché non accada anche in Italia".

 

Collaboratore di Basaglia nel 1969, dagli anni ’70 in poi ha operato a Reggio Emilia e presso il manicomio di Imola dove ha rivoluzionato le condizioni di vita dei degenti.
All’Istituto dell’Osservanza di Imola il dott. Antonucci ha seguito dozzine di donne schizofreniche, molto violente, alcune delle quali vivevano legate ai loro letti da 20 anni. L’ospedale era dotato di camicie di forza e “museruole” di plastica per impedire alle pazienti di mordere.
Il dott. Antonucci iniziò gradualmente a liberare le donne dalla loro reclusione, dedicando molte e molte ore ogni giorno a dei colloqui e “comprendendo veramente a fondo i loro deliri e le loro angosce”. Ascoltò le storie di anni di disperazione e sofferenza “terapeutica” di ognuna delle donne. Sotto la direzione del dott. Antonucci tutte le “terapie” psichiatriche furono abbandonate e i reparti psichiatrici più oppressivi smantellati. Si assicurò che i pazienti fossero trattati con compassione e rispetto e senza l’uso di psicofarmaci. Infatti sotto la sua guida trasformò il reparto dei più violenti in quello dei più calmi. Dopo pochi mesi, le sue “pericolose” pazienti erano tutte libere e passeggiavano tranquillamente nel parco dell’ospedale. Finalmente alcune di loro furono dimesse dall’ospedale e molte impararono a leggere e scrivere e perfino a lavorare e a prendersi cura di sé, per la prima volta nella loro vita.
Il dott. Antonucci non solo ottenne risultati migliori, ma lo fece ad un costo più basso. Questi programmi costituiscono la testimonianza definitiva dell’esistenza di vere risposte e di una speranza per i malati gravi.

 

Link approfondimenti e video:

 

dott. Giorgio Antonucci
http://www.ecn.org/filiarmonici/antonucci.html

Video intervista dott. Giorgio Antonucci

Video Intervista divisa in tre parti  dott. Giorgio Antonucci
Prima parte
Seconda parte
Terza parte


Intervista al dott. Giorgio Antonucci dal sito Youreporter