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Riflessioni sul delirio

Metamorfosi - By Alex


Quando i pensieri, le azioni, le parole perdono il significato della realtà ordinaria, stiamo vivendo un'altra dimensione della coscienza.


Il fatto che determinate aree del cervello percepiscano determinati fenomeni fuori dell’ordinario e che i processi cerebrali coinvolti non siano qualitativamente diversi da quelli della percezione ordinaria potrebbe essere un indizio che dietro tali fenomeni esistono delle realtà diverse da quella ordinaria.

Tutto ciò comporta l'entrare in un'altra dimensione psichica, viene da pensare che il modello intersinaptico, le vie neuroniche del funzionamento mentale si siano commutate, l'emisfero della razionalità e del ragionamento logico messo in disparte e che si privilegi anche nella veglia quello dei sogni e della fantasia, delle più ardite analogie.(1)

In fondo al mare - by Aral39In questi frangenti la nostra capacità critica è minima, accettiamo qualunque cosa alla stregua di un sogno, con la differenza che sappiamo essere la vera realtà, una sorta di sogno lucido nelle sato di veglia.

L’abbassamento della critica corrisponde all’accettare di non identificarsi rigidamente con la propria struttura di personalità, favorendo così la trasformazione e il “salto quantico” ad uno stato mentale differente.

E proprio come in un sogno appare il nostro lato ombra, una presa di coscienza della sfera primordiale, la bestia si è svegliata. Le inibizioni svaniscono come quando si è ubriachi, tuttavia estremamente lucidi e reattivi potremmo essere in grado di farci intendere ed esigere attenzione.

L'abbassamento delle inibizioni porta alla ribalta il nostro vero io: le parti positive come le parti negative.

Così, l'indole egoista e distruttiva può sfogarsi verso azioni violente e parole taglienti, fatti che non potranno essere cancellati se non rimossi e saranno carburante per la futura depressione.

E' importante imparare a riconoscere e disorientare le pulsioni negative in quanto a parità di intensità possono provocare effetti diametralmente opposti, benefici o nocivi.

 

Io non voglio fare l'errore di gettare tutto il contenuto del delirio nell'oblio. Certo è che può far stare meglio, ci rende più vicini alla normalità, alla realtà oggettiva. Purtroppo ci si rende conto che cosi facendo perdiamo anche la parte migliore di noi stessi, qualcuno si spinge ad affermare addirittura la nostra vera essenza.

 

Negare se stessi è un atto di indulgenza. L'indulgenza del negarsi è di gran lunga la peggiore.

 

Non c’è persona che abbia oltrepassato il limite della percezione umana e non abbia perso irrimediabilmente se stesso.
(Carlos Castaneda)

 

Il termine greco mania può essere considerato come l’equivalente esatto della trance o, a seconda del contesto, della follia, del delirio. Platone stesso parlando di mania nel Timeo e nel Fedro la riferisce sia alla pazzia - la mania prodotta dalle umane debolezze, una forma di malattia -; sia a un divino estraniarsi - in questo caso abbiamo le manie religiose ispirate dagli dei: la mantica ispirata da Apollo, la telestica ispirata da Dioniso, la poetica dalle muse, l’erotica da Eros e Afrodite-. La mania telestica, ossia rituale, è appunto legata a Dioniso e si esprime come delirio o trance di possessione o entusiasmo, in cui il dio prende posto nell’individuo.(2)

 

Delirio mistico

 

Un fatto comune nel delirio mistico per i credenti è l'identificazione con Dio. Vista dall'esterno assume caratteri grotteschi e assurdi, una condizione presto dimenticata e avversa alla comprensione del 'maniaco' stesso quando si trova in una fase neutra.

Si veda per esempio queste testimonianze:

 

Un pomeriggio in preda a visioni, vedevo un uomo con un candido vestito volare sul mio letto, ebbi l'intuizione che io e i miei familiari dovevamo prendere il volo lanciandoci, a caduta libera, da una parete rocciosa su di una collina della mia città: "Siamo tutti aquile pronti per volare.....andiamo"

 

Le effusioni stabilivano un legame col tutto e la gioia cresceva trabocchevole di una dolcezza che non ha pari. Tutto mi ritrova in tutto. Le lettere e i numeri mi sono favorevoli nell'ambito del destino che si vuol compiere. Ma come, è mai possibile? Lo so, lo sento, mi emoziona, l'ho sempre saputo ed ora ho la conferma. Io sono colui che cerco: io sono Dio". L'auto-affermazione dell'attributo era la risultante di un viaggio cominciato nella sofferenza ma che si è protratto nella gioia. Mi sento Dio ma non lo posso provare: essere in simbiosi con Lui significava perdersi nell'estasi dell'assoluto. D'altronde le intuizioni sono frutto di quel legame col Tutto. Da quel momento cominciai a vivere col dilemma: perché io sono Dio? E la ricerca si fa ancora più audace.

 

Tuttavia può essere utile ricordare,  cercare di capire un possibile significato profondo che sfugge all'analisi a posteriori, ovvero la consapevolezza di cogliere l'essenza della vita.

Il netto rifiuto dell'esperienza mistica implica il paradosso di rifiutare ciò che in realtà sarebbe la nostra salvezza dall'annullamento, privandoci della capacità emotiva.

 

Non c’è esperienza umana in sé piacevole e positiva. Tutte le esperienze possono essere porte per entrare in paradiso od essere scaraventati all’inferno. Le stesse esperienze, in momenti diversi della nostra vita, possono esaltarci o deprimerci. Possiamo allo stesso modo, stare bene con noi stessi ed essere per questo perseguitati da altri. Soffrire le pene dell’inferno a causa della nostra felicità e pienezza di vivere.

Sentire la voce di dio può scaraventarti nei più cupo terrore o innalzarti all’estasi più sublime. Innamorarsi può farci sentire da dio o ridurci ad uno straccio. Per amore si può costruire case o distruggerle. La nostra passione può farci vincere mali incurabili o può spingerci ad uccidere ed ucciderci.(3)

 

Riflessi - by Aral39

Perciò diventa fondamentale per il 'disturbato' mantenere aperto un feedback allo scopo di comprendere nello stato razionale quali sono i punti deboli da correggere. Questo implica un lungo e faticoso lavoro su noi stessi per depurare il vero io.  Se necessario questo percorso potrà anche sovvertire la nostra scala di valori, ma è un percorso necessario e auspicabile se abbiamo in qualche modo compreso lo scopo della nostra esistenza, anche solo a livello intuitivo o come sensazione.

 

Gli studi neuroscientifici dei sistemi sensoriali hanno mostrato che la realtà, prima di diventare un’esperienza cosciente, viene costruita, integrata, valutata, confrontata, elaborata, cioè gli stimoli percettivi subiscono tutta una serie di operazioni in cui solo il prodotto finale può essere percepito coscientemente. Per questo possiamo dire che ciò che consideriamo la realtà esterna esiste solo dentro di noi, e cosa ci sia davvero “là fuori”, se questo “là fuori” ha ancora un senso, non possiamo saperlo. In quest’ottica è quindi importante non separare ciò che ci appare come esterno da ciò che ci appare come interno.

 

La psicologia e la medicina orientale ci parlano di una particolare forma di energia, più sottile di quella fino ad adesso rilevata dai nostri strumenti, che veicolerebbe le informazioni emozionali e mentali, ambientali, nonché quelle provenienti da piani di esistenza superiori e paralleli. Ci viene riferito che esistono nell’uomo sette centri principali, ognuno dei quali si riferisce ad una precisa dinamica relazionale. Queste energie sono organizzate in campi, estremamente intrecciati sia con la fisiologia corporea, sia con il pensiero e l’intenzione, costituendo così un anello di congiunzione tra ambiente corpo, mente.(4)

 

Tutte le cose sono interconnesse tra loro, dalle più piccole particelle ai più grandi sistemi, dagli atomi alle cellule, dalle cellule agli individui, dagli individui alle società: dalla connessione nasce lo scambio, dallo scambio nasce la vita.

 

Come me ci sono tanti altri amici che aspettano la via dolce dell'accettazione di se stessi e del proprio stato e dei miglioramenti lenti nel tempo. La storia di tutti i giorni, in una vita carica di una alienazione ai limiti della sopportazione, continua a generare trappole sociali dove psicosi, ansia e nevrosi sono vissuti più o meno da tutti.

Siamo i martiri di una società dove i parametri di auto-definizione sono violati e alterati. In questo martirio sociale siamo vittime di un errato approccio alla vita comunitaria, dove i veri valori della vita sono considerati degli optional e non necessità comuni. La società moderna è il fallimento delle civiltà e i martiri sociali sono le vittime di questo massacro. L’evidenza di questo errore è l’emarginazione sociale e il disprezzo delle diversità; una tetra evoluzione che ha il suo tragico riscontro nel planetario e sterminato Martirio globale.(5)

 

Alon

 

Riferimenti:

  1. Andrew Newberg, Eugene D’Aquili : Le basi neurofisiologiche delle esperienze mistiche e visionarie

  2. Michele Cavallo: Teatro e Follia nell'antica Grecia

  3. G. Bucalo

  4. La dimensione interpersonale dell'esperienza soggettiva

  5. RA

     

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