Pensieri liberi

Entomologia

insetto

 

 

Entomologia.

Il mio entomologo mi ha detto che sono malato. Mi ha sbattuto su una lastra e mi ha osservato al microscopio. La diagnosi non ha tardato a venire. Caro figliolo, riguardati, sei un bipolare.

Il suo occhio mi scrutava con aria professionale, sembrerà strano per un insetto, ma la lastra su cui mi trovavo aveva tutta l’aria di essere in un ospedale. Il camice bianco mi faceva impressione, un baratro la scrivania che ci divide, mi trovavo di fronte al mio tutore morale.

Sbattevo le ali in maniera anomala, non convenzionale, per quello mi trovavo nell’officina di riparazione. La mia guarnizione della testa aveva fatto crac, smontaggio e rimontaggio, un lavoro tecnico, di precisione. La fresa lavorava alacremente, il calibro le faceva da contraltare, una terapia polifunzionale. Non capivo perché certi additivi mi facessero sbavare.

Ma il risultato era assicurato. Avrei ripreso a volare su rotte prestabilite, dalla torre di controllo avrebbero sempre saputo dove sarei voluto andare. Altri insetti mi ronzavano attorno. Quanto lavoro per i chirurghi dell’anima. Quante anime nelle mani dei chirurghi.

Il bisturi è così tagliente che può inibire i tuoi pensieri.

Reparto di entomologia.

All’ospedale si festeggia ogni giorno.

Servono cocktail raffinati, preparati a dovere.

E le case farmaceutiche ringraziano.

Può anche capitare di vedere chi smette di battere le ali e muore.

Seguirà una costernazione glaciale. Non c’è tempo di soffermarsi, c’è troppo lavoro nel cantiere.

Lo spettacolo deve continuare.

Otto, forse dieci metri di corridoio, il soffitto è basso, troppo basso per ricominciare a volare.

Sarà la causa del senso di claustrofobia che mi assale? O è forse il principio di consapevolezza di essere in una prigione? Che bello tutto questo grigiore, infondono sicurezza le pareti così cupe. E che dire poi delle luci? E’ tutto così anonimo da sembrare impersonale.

Ma dove sono?  In un calzaturificio? Nel reparto di produzione?

Certo l’ambiente è proprio ideale per uscire dalla depressione.

È interessante la vita degli insetti: incubi, sogni, visioni, parole che si susseguono nella loro logica incoerenza. Come sarebbe umano indagare ogni angolo di visuale.

Umano. Dimenticavo che ci troviamo nel regno animale.

Avrei preferito essere abbandonato in un autogrill.

E’ impazzito, dissente, vede quello che non c’è, delira, non è normale.

Va accudito con la carezza della falsità scientifica e colpito usando il farmaco come un bastone.

E le case farmaceutiche ringraziano.

Come si chiamava quella storiella di tanto tempo fa?

Ah, sì. Santa Inquisizione.

Prendevano l’eretico di turno, lo sbattevano in una camera di tortura e lo massacravano.

La Chiesa è sopravissuta e con lei la repressione del dissenso.

E’ buffo che chi si arroga il diritto di riparare le ali sia figlio di una cultura che rifiuta il dolore.

In fondo sarebbe così semplice: noi  abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci sappia ascoltare.

Ma il vocabolario è un’arma da debellare, il camice bianco usa poche parole, ti rivolge giusto quelle che gli ha insegnato il mestiere. Affetto. Comprensione. Amore. Nel reparto di entomologia non le ho mai sentite usare. Prevale il non detto, quello che non si deve dire. Tanto l’insetto non ha gli strumenti per capire. Se batte le ali in maniera scomposta è certo che si interviene. Per il privilegiato di turno i cocktail raddoppiano.

E le case farmaceutiche ringraziano.

Un'altra caratteristica del reparto è l’impermeabilità. Le pareti probabilmente sono in titanio.

Dal mondo esterno non penetra nulla. Lasciano sempre aperto uno spiraglio per la cultura ufficiale che filtra sapientemente le esperienze di chi vi si trova gaiamente a soggiornare. Praticamente sono così pazzi che cercano le risposte proprio nella cultura che ti ha espulso. Una contraddizione in termini. E’ come prendere un uomo con la broncopolmonite e tenerlo un giorno sotto una doccia gelata. Un’idea geniale.

La parola d’ordine è cronicizzare.

Ci sono diversi tipi di volo: c’è quello schizofrenico, quello depresso, quello bipolare…..

Fondamentale è classificarli per poterli schedare. Se poi si sbaglia una diagnosi e che ci sarà di male?

Uno schizofrenico in più o in meno non altera le statistiche. Anche la povertà è diventata un fenomeno statistico, quindi non c’è niente di cui doversi preoccupare. Il camice bianco è in missione: deve convincerti del disturbo organico delle tue ali. Se riuscirai ad interiorizzare la sua verità sei sulla buona strada, lo avrai gratificato, ma soprattutto riprodurrai autonomamente le condizioni che ti hanno fatto stare male. In fondo lui insegna semplicemente a caricare la molla e se gli crederai continuerai a farlo da solo e il tuo volo non porterà più scompiglio nella vita sociale.

La classificazione garantisce sicurezza, non a te, al sistema.

Tu ne esci demolito, gli altri hanno una parola sicura per poterti definire.

Boh! A me hanno detto che sono bipolare. Deve essere una questione di elettrodi.

Mi sono consultato con l’elettricista di famiglia. Abbiamo fatto quattro chiacchiere al bar e mi ha detto che non mi poteva aiutare. Un normodotato gli ha inviato un’ingiunzione da pagare.

Tiene operai e famiglia e non sa come fare. Gli ho offerto una sigaretta mentre gli vedevo le ali spuntare. Mi ha detto che non è capace, ma che sarebbe pronto a rubare.

Quei ragazzacci della Banda Bassotti del furto vogliono fare la loro professione.

Puntano al deposito di Zio Paperone.

Il camice bianco invece assomiglia a Gastone.

Ha trovato il tesoro nel dolore e nella depressione.

Quelli della Banda Bassotti sono più sfigati di Paperino.

Le loro imprese non filano lisce.

Il camice bianco ti ruba l’anima.

Prima ti isola, poi ti colpisce.

Gambadilegno non approverebbe.

Il terreno è fertile, può contare sulla collaborazione ingenua perfino dei tuoi amici, della tua famiglia, uniti e solidali ad incitarti dagli spalti ad ingoiare la fottutissima pillola e a ripetere che non sei normale. Tu al centro dell’arena, così stordito dalla violenza subita che ti convinci che il tuo cervello è anomalo, non è funzionale.

Una vetrina in frantumi, un auto bruciata. Azioni esecrabili, ma visibile. Atti di violenza alla luce del sole. Il reparto di entomologia vive in un perpetuo cono d’ombra, ciò che accade si può solo intuire.

Sempre che si abbia voglia di intuire. La coscienza collettiva non si può incrinare, nell’immaginario deve essere solo un’officina di riparazione (n.d.r.: per i pezzi di ricambio non rilasciano la ricevuta fiscale). L’importante è che, una volta uscito, tu sia in grado di soddisfare le altrui aspettative. Le tue hanno praticamente cessato di esistere, devi essere quello che gli altri vogliono che tu sia.

La chiamano integrazione.

Ronzano, ronzano, gli insetti.

Lavorano, lavorano, i camici.

Ma dove mi trovo? In un calzaturificio? Nel reparto produzione?

Don’t cry, amigo. You are a workman like all the people.

Anche la tua pazzia è un utile forma di specializzazione.

Sei il nettare di cui si nutre il sistema per affermare la propria morale.

Muore, muore, l’immaginazione.

Ma quell’animale? Ma sì! Quello di Kafka!

Maledetti psicofarmaci. Non riesco più a ricordare che fine ha fatto………

Relax.

 

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