Pensieri liberi

Sliding doors

 

Due porte.

Due vite.

Due possibilità.

 

La prima è la mia vita che mi consente di scriverne.

Stamattina una colazione a base di latte e fiocchi d’avena mi ha messo nella perfetta disposizione d’animo per immaginare la seconda, ovvero il mio suicidio mancato.

Tralascio la descrizione tecnica dell’atto, la cosa che conta è la morte, ma soprattutto cosa ruota intorno alla morte di un pazzo suicida.

 

Davvero ottimi questi fiocchi d’avena.

 

“ Era seguito dai servizi psichiatrici della zona, il male oscuro lo ha colpito…….

Lascia sua moglie e una bambina……

E’ stato trovato ieri……..”

Cronaca locale, lato destro in basso, dove l’inchiostro è sbiadito.

 

Certo un pizzico di originalità in più….

 

  • Sono sempre i migliori che se ne vanno -.

Una frase che non manca mai in ogni funerale, se qualcuno si dimentica di dirla il funerale viene rifatto. Ma non c’è pericolo che accada, probabilmente vi fu chi lo disse anche quando morì Goebbels.

  • Pensa che era così povero che il comune si è dovuto addossare le spese, meno male che i funerali sociali sono pochi, con i tagli che ci sono va a finire che si deve risparmiare sulla manutenzione dei marciapiedi -.

 

  • Secondo me non era pazzo, era solo una persona più sensibile degli altri, i pazzi sono più sensibili degli altri -.

 

 

Bara di legno dolce per il poveraccio, per avvitatore può andare bene quello a nove volt, a quattordici sarebbe eccessivo.

 

Quanta mestizia, il dolore è sincero, le lacrime sgorgano copiose come i sensi di colpa.

  • Non abbiamo capito, potevamo fare di più, lui sicuramente qualche segnale ce lo aveva mandato -.

  • Io lo sapevo che sarebbe finita così, bastava guardarlo, era solo questione di tempo -.

  • Era strano, strano, come facevi a capire uno così?-.

  • Ma come lavorava bene, quanti mobili mi ha restaurato, ora guardarli mi fa impressione -.

  • E la bambina, poverina? C’è bisogno dello psicologo. Pensa, una bambina che si ritrova un babbo pazzo che si ammazza. Ancora non lo sa. Ma quando lo saprà? -.

  • Io me li ricordo quando giravano insieme in vespa, erano inseparabili, ma allora lui stava bene, ancora non gli era successo nulla nel cervello, povero disgraziato -.

Intorno alla moglie c’è il vuoto, lei che ha avuto il coraggio della sincerità e con la forza della disperazione lo ha lasciato mentre era in reparto è l’imputata numero uno.

Proprio lei che ha sfidato il muro della convenzione.

Non è una persona buonista e solo i buonisti sono ammessi ai funerali dei pazzi suicidi.

All’inizio non ero riuscito a capirla, ma quando l’ho capita non ho potuto che apprezzarla.

 

Vorrei spiegarlo a tutti, ma non posso, sono morto.

 

Si accettano solo frasi scontate così come è scontato il rammarico dello psichiatra.

Ci sarà anche una corona di fiori del Centro di Igiene Mentale?

E’ buio, non posso vedere.

Non è una sconfitta professionale: purtroppo ci sono vite che sono segnate e seguono il loro corso e si chiudono magari in una tetra giornata d’autunno in una piazza dove capannelli di persone bisbigliano premurose frasi di circostanza.

Io intanto sono morto, la bara non è insonorizzata, così carpisco qualche frammento di conversazione e mi passa tutta la voglia di uscire di nuovo.

Il legno è abete, lo riconosco dall’odore, sicuramente è di seconda scelta, anche la stoffa con cui è rivestito all’interno è ruvida. Riconosco anche di essere vestito come un’idiota, mi sono dimenticato di lasciare scritte le mie volontà, volevo indossare un paio di jeans.

 

Chissà se c’è anche lo psichiatra o se ha mandato un telegramma.

Nonostante il mio prodigarmi il ragazzo se ne è andato. Condoglianze “.

 

Boh. Chissà cosa scrive uno psichiatra in questi casi, chissà se scrive su un bigliettino bianco o sul ricettario. Probabilmente su un biglietto bianco, gli omicidi di solito non si firmano.

Comunque devo dire che mi sento bene: la morte fa svanire gli effetti degli psicofarmaci.

Sento che la gente fuori sta parlando di un’iniziativa per ricordarmi, c’è chi parla di piantare un albero (no, un albero no, vi prego), altri parlano di una serata con tutti gli amici per ricordare insieme compuntamene tutti i miei lati positivi e ribadire che, nonostante fossi un pazzo, ero buono.

Cerco nel buio qualcosa per fare leva, uscire, dissuaderli dal prendere simili iniziative e poi tornarmene tranquillo dentro, ma sono morto, mi dimentico sempre che non posso muovermi.

 

Strana gente, si sono dimenticati di capirmi e di ascoltarmi fino a che ero in vita e ora vogliono esaltare le mie qualità da morto.

Da vivo ero arrivato a pensare che fossero strani e ora che sono morto, proprio durante il mio funerale, ne ho la conferma, chissà se verranno diagnosticati anche loro?

Comunque mi dispiace: c’è chi piange lacrime sincere per me, non avrei mai voluto provocare un simile dolore a delle persone, ma mi chiedo come non si siano accorti delle lacrime che io continuavo a versare nel silenzio, come sia stato possibile che non si siano accorti della spaventosa forza devastatrice che li unisce nel rispetto delle convenzioni.

 

Anche nel manifestare il dolore sono composti, ma perché non danno fuoco ad una banca?

Vorrebbe dire che di me qualcosa hanno capito.

Mah.

C’è un lato positivo. Piove. Loro si bagnano, io no, anzi qui dentro c’è una temperatura gradevole. Effettivamente il luogo è confortante, devo solo abituarmi al buio.

Il funerale volge alla fine.

Cazzo.

Hanno deciso di piantare un albero in mia memoria, posso solo sperare in un fulmine.

 

Sbang!

Che botta!

A qualcuno è scivolata la corda mentre calavano la cassa, meno male che gli incastri hanno retto, non c’è più professionalità o il Comune risparmia anche sulle corde. Comunque mi sono fatto male ad una spalla.

Passerà.

Questo rumore deve essere la terra, qualcuno starà gettando un fiore, spero ardentemente in una pianta di cactus. Una palata via l’altra e sono tutto coperto.

Bye, bye, mondo.

 

Ma che rimarrà delle mie parole, che rimarrà della mia vita, forse l’illusione della bellezza delle parole che ho cercato di trasmettere, la passione per la poesia che ho dovuto nascondere?

 

Ahiahiahiahiahiahiahi……

Ho paura di no.

Potete aggiungere altra terra per favore?

Così, per sicurezza.

Mio Dio, nell’agitazione mi sono dimenticato anche di lasciare le consegne per la lapide. E la fotografia? Se sono di profilo mi ammazzo. Ne conservavo una così bellina che mi ritraeva sorridente nel reparto psichiatrico. Peccato.

 

Ma qualcosa rimarrà.

Rimarranno imperiture delle cartelle cliniche a testimoniare la mia devianza, l’immagine che si sfoca di un tipo bizzarro che nella vita non ha realizzato un cazzo.

Parole sussurrate e pietose e un albero che un fulmine non incenerirà.

 

 

  • Lo vedi quel comodino, me lo ha restaurato quello che si è ammazzato tanti anni fa,

era così bravo, così gentile, ma nella sua testa c’era qualcosa che non andava.

Pensa che sua figlia gli voleva così bene che non si è più ripresa.

Certo, avere un padre pazzo e suicida……….-.

 

Davvero ottimi questi fiocchi d’avena.

Ma anche il pancake non è male.

Stamattina una colazione a base di caffè d’orzo e pancake mi ha messo nella perfetta disposizione d’animo per scrivere della mia vita, dal momento che non mi sono suicidato.

Tralascio i dettagli tecnici della mia vita, quello che conta è la morte sociale, ma soprattutto cosa ruota intorno alla mia morte sociale.

 

Caffè d’orzo e pancake, uno psichiatra non saprebbe offrirti di meglio.

 

 

In memoria di Riccardo Ghiozzi    (1964 - 2021)

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