Articoli

Malati di mente?

Coercizione

Malattia mentale.
Un termine che fa paura, che scuote l'anima delle persone, che induce al timore, alla diffidenza. Una persona soggetta a disturbi mentali conosce inevitabilmente l'amarezza dello stigma, la difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, ad integrarsi, ad avere relazioni sociali che siano sgombre dal campo dei pregiudizi.
E' un prezzo che si deve pagare al sistema.
O è un prezzo che il sistema ci fa pagare ?
La psichiatria, ormai ammantata di scienza indaga sull'insondabile: la mente umana è una macchina sofisticatissima e nemmeno le più evolute ricerche scientifiche sono in grado di spiegarne appieno il funzionamento.
E' certo che i meccanismi che regolano la vita sociale hanno stabilito che chi esibisce un comportamento che esula dalla conformità rientra in un determinato target: è un diverso e come tale deve essere considerato.

Molti hanno vissuto l'ospedalizzazione, finanche il TSO che, talvolta, si rende necessario per forme estreme di malessere che possono sfociare nella pericolosità per gli altri e per sé stessi.
Le letture di un disagio possono essere molteplici: quella strettamente psichiatrica che inquadra la persona e gli attribuisce un disturbo organico al cervello da cui mai si potrà liberare e quella relazionale che asserisce che le cause di determinati comportamenti vanno ricercate nell'esistenza della persona stessa, nella sua vita sociale, nei suoi affetti.
La prima agisce attraverso i farmaci proponendoli come regolatori chimici del meccanismo mente.
La seconda agisce attraverso la parola, l'empatia, l'affetto, la ricerca delle cause che hanno generato il malessere di una persona per cercare la radice del problema e renderlo controllabile, ovvero gestibile da chi ne è portatore.
La prima sostiene la malattia della mente come qualcosa di ineluttabile, che non si può cancellare, ma solo contenere e costantemente curare.
La seconda sostiene che la malattia della mente non esiste e che è generata dalle pulsioni nevrotiche del sistema in cui viviamo, dalle brutte esperienze vissute, dalla carenza di autocontrollo.
La prima opta con una certa disinvoltura per l'ospedalizzazione e per il ricovero coatto.
La seconda sostiene la responsabilità individuale.
Questa è solo una presentazione, è un analisi semplificata che cerca di esprimere con pochi concetti la differenze nei  due approcci basilari che riguardano lo studio dei comportamenti anomali degli individui.
Se poi la ragione sia dell'una o dell'altra scuola di pensiero, non ci è dato saperlo.
Perciò in questo sito vogliamo mettere sul piatto della bilancia tutta l'informazione possibile, da qualsiasi parte provenga purché attendibile e verificabile, in modo tale che ciascun visitatore si costruisca un'idea personale, libera da pregiudizi di sorta e possa decidere autonomamente cosa è meglio per lui. In definitiva se accettare una vita da 'malato' con tutto quello che ne consegue ovvero: stigma, farmacodipendenza a vita, coercizione, controllo, limitazione della libertà, commiserazione, incapacità ecc. Oppure scegliere la strada della consapevolezza e dell'autocontrollo, della responsabilizzazione, della libertà.
Spesso non è possibile scegliere questa via, ma anziché domandarsi il perché, si opta per 'il male minore' accettando di avere un bisogno continuativo di sostanze chimiche come un diabetico ha bisogno dell'insulina, e se vi si riesce, cosa che purtroppo accade raramente in una prospettiva a lungo termine, dimenticare il prima possibile di essere stato un Genio, un Dio onnipotente e una larva strisciante, un pazzo, un malato di mente.