Terapie integrative

Terapia dialettico-comportamentale per bipo e BPD (e altro...)

Ciao a tutti.

Sono reduce da un ricovero di 5 settimane in una clinica in cui ho imparato diverse cose. Per condividerle con tutti voi, ho pensato di tradurre 2 principali cosette: un articolo sulla terapia dialettico-comportamentale, più generale, e alcune pagine di un saggio sulla tecnica della consapevolezza specificamente applicata al disturbo bipolare. Ecco il primo articolo.

 

La terapia dialettico-comportamentale (DBT, dialectical behavior therapy).

 

La terapia dialettico-comportamentale, DBT, è una metodologia terapeutica originariamente sviluppata alla fine degli anni '90 da Marsha M. Linehan, ricercatrice di psicologia all'università di Washington, per il trattamento di persone con disturbo borderline di personalità (BPD). La DBT mette insieme tecniche cognitivo-comportamentali tradizionali per la regolazione emotiva e l'esame di realtà con i concetti di consapevolezza, tolleranza dello stress e accettazione derivati in larga parte dalla pratica meditativa buddista. La DBT è la prima terapia che si è dimostrata sperimentalmente efficace per il trattamento del BPD. Ma la ricerca indica che la DBT è efficace anche nel trattamento di pazienti che presentano vari sintomi e comportamenti nella sfera dei disturbi d'umore, incluso l'autolesionismo. Per i successi sperimentali e in base alla somiglianza tra le modalità comportamentali tra pazienti borderline e pazienti bipolari, la DBT viene ora comunemente usata in parecchi contesti clinici anche per il trattamento del disturbo bipolare.

Il libro “The Dialectical Behavior Therapy Skills Workbook for Bipolar Disorder”, Sheri Van Dijk, New Harbinger Publications, 2009, è il primo manuale ad applicare il trattamento della DBT al disturbo bipolare, una patologia cronica e complessa che ha molto in comune con il disturbo di personalità borderline.

La Linehan creò la DBT come risposta al burn-out dei terapeuti da lei osservato come reazione alla mancanza di motivazioni, nei pazienti, a collaborare per un trattamento efficace. La sua prima intuizione di fondo fu l'osservazione del fatto che i pazienti cronicamente (para)suicidari che studiava erano cresciuti in ambienti profondamente invalidanti e avevano bisogno di un'atmosfera di accettazione incondizionata nella quale sviluppare un'alleanza terapeutica costruttiva. La sua seconda intuizione riguardava la necessità di un adeguato impegno al cambiamento da parte dei pazienti basato sull'accettazione radicale del loro gravissimo livello di disfunzione emotiva e sull'acquisizione di opportune abilità nel momento presente.

La Linehan unì l'impegno verso queste condizioni di accettazione e cambiamento attraverso il principio hegeliano del processo dialettico, nel quale tesi + antitesi ? sintesi; quindi mise insieme una serie di abilità per l'auto-regolazione emotiva facendo riferimento sia alla tradizione psicologica occidentale (per esempio la terapia cognitivo-comportamentale con la sua variante interpersonale della pratica dell'assertività), sia da quella orientale (per esempio la meditazione buddista basata sulla consapevolezza). Il suo contributo più originale fu quello di contrapporsi al paradigma antagonistico implicito nel concetto più moderno di alleanza terapeutica usando lo spirito decostruttivista di Hegel e del Buddha per proporre in alternativa un'alleanza postmoderna basata invece su un solido affetto reciproco.

Tutte le terapie dialettico-comportamentali si basano su due componenti:

  1. una modalità terapeutica individuale in cui terapeuta e paziente discutono questioni sorte durante la settimana, riportate su un apposito diario, e seguono una gerarchia di obiettivi comportamentali. I comportamenti suicidari e autolesionistici hanno la priorità, e i comportamenti che interferiscono con la terapia vengono subito dopo. Quindi si passa alle problematiche sulla qualità di vita per lavorare infine per il miglioramento globale della vita del paziente. Durante la terapia individuale, terapeuta e paziente lavorano per potenziare l'uso delle abilità. Talvolta parlano di un gruppo di abilità e pongono l'attenzione sulle difficoltà nell'uso delle abilità medesime.

  2. Una modalità di gruppo, che generalmente si riunisce una volta alla settimana per circa due ore o due ore e mezza, e nel quale si imparano ad utilizzare abilità specifiche suddivise in quattro moduli: abilità chiave della consapevolezza, abilità per l'efficacia interpersonale, abilità per la regolazione emotiva e abilità per la tolleranza dello stress.

Nessuna delle due componenti terapeutiche è utilizzata senza l'altra: la componente individuale è ritenuta necessaria per far sì che gli impulsi suicidari o altri problemi emotivi non interferiscano in modo distruttivo con le sessioni del gruppo, mentre queste ultime insegnano le abilità caratteristiche della DBT e sono un terreno di prova per mettere in pratica la regolazione di emozioni e comportamenti in un contesto sociale.

 

I quattro moduli.

Consapevolezza (Mindfulness).

La consapevolezza è uno dei concetti centrali che permea tutti gli elementi della DBT. La mindfulness è la capacità di concentrare l'attenzione, in modo non giudicante, sul momento presente. La mindfulness si gioca tutta nel vivere il momento presente, sperimentando pienamente le proprie emozioni e sensazioni, eppure con prospettive per il futuro. E' considerata un fondamento per tutte le altre abilità insegnate nella DBT, perché aiuta le persone ad accettare e tollerare le emozioni devastanti che generalmente provano nel mettere in gioco le loro abitudini o nell'esporsi a situazioni difficili. Il concetto di mindfulness e gli esercizi di meditazione usati per insegnarla sono derivati dalla tradizionale pratica buddista, ma la versione che si impara in DBT non implica nessun concetto religioso o metafisico.

 

Efficacia interpersonale.

I modelli di risposta interpersonale insegnati come abilità nella DBT sono del tutto simili a quelli insegnati in molti corsi di assertività e di problem-solving. Includono le strategie efficaci per chiedere a seconda dei propri bisogni, per dire di no, e per gestire i conflitti interpersonali.

I pazienti spesso possiedono buone abilità relazionali in senso generale. Il problema sta nell'applicare queste abilità a situazioni specifiche. Una persona può essere capace di descrivere sequenze comportamentali efficaci quando parla di un'altra persona che si trova in una situazione problematica, ma può essere completamente incapace di ricordare o mettere in atto tali comportamenti quando analizza la propria situazione.

Il modulo dell'efficacia interpersonale si focalizza su situazioni in cui l'obiettivo è quello di cambiare qualcosa (per esempio, chiedere a qualcuno di fare qualcosa) oppure di resistere ai cambiamenti che qualcun altro sta cercando di attuare (per esempio, dire di no). Le abilità insegnate intendono massimizzare le probabilità che in una certa situazione l'individuo raggiunga i propri scopi, senza allo stesso tempo né danneggiare l'altro, né rinunciare al rispetto di se stesso.

 

Regolazione delle emozioni.

Le persone con BPD o bipolari e le persone suicidarie sono sovente intense e labili dal punto di vista emotivo. Possono essere arrabbiate, frustrate, depresse o ansiose. Ciò fa pensare che questi pazienti possano trarre beneficio da un aiuto su come regolare le proprie emozioni. Le abilità della DBT per la regolazione delle emozioni comprendono:

  • identificare e dare nome alle emozioni

  • identificare gli ostacoli alla modificazione delle emozioni

  • circoscrivere la vulnerabilità alla sfera emotiva della mente

  • aumentare gli eventi che portano emozioni positive

  • accrescere la consapevolezza delle emozioni che si provano

  • intraprendere un'azione che si contrappone all'emozione provata

  • applicare tecniche di tolleranza delle situazioni negative

 

Tolleranza delle situazioni negative

Molti approcci dei moderni trattamenti psicologici si focalizzano sul tentativo di cambiare gli eventi e le circostanze stressanti. Poca attenzione viene data all'accettare, al trovare significati, al tollerare le situazioni negative. Ciò è stato invece materia di riflessione della terapia psicodinamica, psicoanalitica, della gestalt, della terapia narrativa, così come delle comunità religiose e spirituali. La terapia dialettico-comportamentale pone enfasi sull'importanza di imparare a sopportare il dolore con le opportune abilità.

Le abilità di tolleranza dello stress sono un naturale sviluppo delle abilità di mindfulness. Hanno a che fare con la capacità di accettare, in modo non giudicante e non valutante, sia se stessi sia la propria situazione attuale. Benché si parli di modalità non giudicante, ciò non significa che si approvi tutto o che ci si rassegni. L'obiettivo è acquisire la capacità di riconoscere tranquillamente le situazioni negative ed il loro impatto, invece di esserne sopraffatti o di nascondersi da esse. Questo rende le persone in grado di prendere decisioni sagge su se e come entrare in azione, invece di ricadere nelle reazioni emotive disperate e spesso deleterie che sono tipiche del disturbo borderline di personalità così come della depressione bipolare.

Le abilità per l'accettazione includono l'accettazione radicale, il rivolgere la mente verso l'accettazione, e il saper distinguere tra la buona volontà (agire in modo abile dopo una comprensione realistica della situazione attuale) e l'arroganza (tentare di imporre la propria volontà senza curarsi della realtà). I partecipanti imparano anche delle abilità per sopravvivere alle crisi, per riuscire a gestire subitanee reazioni emotive che sembrano travolgenti: l'abilità di distrarsi, di calmarsi, di migliorare il momento e di pensare ai pro e ai contro.

 

Fonti:

http://en.wikipedia.org/wiki/Dialectical_behavioral_therapy

http://books.google.it/books?id=tUSfbYOeHeEC&source=gbs_navlinks_s

 

Traduzione by Stefania Marini