Pensieri liberi

Sezione dedicata ai nostri pensieri, impressioni, cose che vogliamo condividere che non hanno una collocazione precisa rispetto agli argomenti definiti nel sito, oppure anche se ce l'hanno, riteniamo  più appropriato scriverle qui.

Il dottor C.

Discarica di rifiuti tossici
Il dottor C. è un tipo pratico, non ha tempo da perdere, soprattutto con dei mocciosi che chiedono lui se possono essere dimessi.

E nononononono......., ancora non è il momento, ancora due o tre giorni, due o tre giorni nella quiete del reparto avvolti dal doppio guanciale dei farmaci.
E se uno è refrattario ai farmaci come si fa? Semplice, gli si fanno assumere lo stesso per vie traverse, il dottor C. è così protervo da ammetterlo senza giri di parole. A me è accaduto, non ho capito come me li somministrassero, ma arrivava il momento, la sera, in cui non ero più capace di articolare le parole. L'unica è piegarsi ed assumerli, le senti le bombe bioniche che ti entrano dentro e ti annebbiano, ma se non ti adegui non esci più, dunque buon viso a cattivo gioco. Il dottor C. è di poche parole, non è laconico, è semplicemente un impiegato annoiato che starebbe meglio al catasto, in un certo senso lavora anche lui al catasto, con uno sguardo ti prende le misure, con un altro sguardo ti calcola la terapia, poi con aria seccata ti liquida. Sei il solito dettaglio tecnico che ti trovi ad essere dappertutto, non c'è differenza, che sia il tuo cervello o il tuo lavoro o la tua vita devi essere sempre pronto a firmare una cambiale.
E pensare che il dottor C. non sarebbe nemmeno brutto se avesse un' altra faccia, sarebbe anche aitante se avesse un altro fisico, sarebbe affascinante se non parlasse, in fondo non gli manca niente, è il macchinista di un treno a vapore dove sui durissimi sedili in legno sopravvivono i viaggiatori.
Gli infermieri controllori, mentre il dottor C. sbadiglia nel suo ufficio, si aggirano per i vagoni con le loro merendine, ma nelle loro merendine non c'è mai la sorpresa, potrebbero intonare una canzone come dei menestrelli, la ballata dello Zyprexa.

Riflessione agghiacciante

Stavo osservando i miei pensieri passeggiare per la mente...

Ad un tratto mi sono resa conto che non sono io a pensare i miei pensieri. Essi, come dire, vivono di vita propria. Tu puoi voler dimenticare, o se non altro, non voler ricordare. Ma non  ci riesci, le esperienze hanno cambiato definitivamente i tuoi sentieri neuronali, hanno inciso percorsi precisi tra le tue sinapsi. Da cui vanno e vengono pensieri vecchi e nuovi, sordi alle pretese della tua volontà.

Ste

 


Awareness

 

Transita il pensiero nella mente

se tu lasci che esso passi

senza danno, senza

trascinare come massi

i ricordi dei fatti.

Passa e va, idea immateriale
una tra le tante, una per un'altra,

una solamente,

evelyn_story

tra flutti di consapevole incoscienza.

Siamo mille dentro me

a guardare

senza giudicare

accadimenti quantistici

che ci lasciano basiti

intontiti

muti.

 

 

Up and down

Che fatica contenere nell'eleganza dell'endecasillabo e nella compostezza di quartine e terzine tutta quella turbolenza del passaggio da una fase all'altra di un universo emotivo!

Ieri, dopo una giornata troppo stranamente "positiva" ed "energetica", ecco che è arrivata la bastonata del down. E sono riuscita a coglierne un qualcosa e a costruire, anzichè soltanto a distruggere (me stessa).

Ste

 


UP AND DOWN

 

Eccolo qui, quel sole accecante

che brucia e poi lascia tramortiti,

quel tuono delizioso roboante

che supera il suono, traccia graffiti

 

senza senso per la plebe strisciante

ma pregni per noi, volti assortiti

di smorfie e sorrisi. Onda gigante

che solleva gli eletti asserviti.

eclissi

 

Mesti si torna nel fango più nero,

dimentichi del brivido assassino

che deformava cuore e pensiero.

 

Non c'è un tempo, non c'è un da né un fino,

mare piatto, senza un fondo vero,

grigio cupo al di là del persino.

 

 

Un sonetto

Lo spunto di base di questo sonetto è stata un'esperienza dissociativa. Era il 1997 e la ricordo ancora in tutti i dettagli, ne ho una immagine mentale nitida, quasi scolpita...

Quello che suscita in voi può essere qualcosa di totalmente diverso. Ma spero che vi accenda un'emozione delicata, un anelito di accattivante mistero, una frizzante brezza foriera di freschezza e libertà...


 Quasi come morta

Oggi ho fatto dell’acqua la mia bara,

e quella poca energia dell’inizio                                     

nell’acqua si è sciolta, senza un indizio.

E libera dal corpo, dalla tara

con cui devo dividere l’amara

esperienza della vita, dal vizio

di fisica esistenza, dallo sfizio                          

d’esser altro che una mente corsara,

ho parlato d’amore con il vento,

con un fiore ho discusso del presente.

Lieve, fluttuante sentimento

d’elegante passaggio al trascendente,

e magia, è svanito il mio tormento,

e di me non è rimasto niente.

Non Esco

 

Guardo fuori ma non esco,
non ne vedo l'esigenza;

è più sana la mia assenza
e comunque non ci riesco.

Non rispondo più al segnale
del telefono. Banale,

t'ho già detto non ci sono,
non mi stana certo un suono.

 

Non bussare, non rispondo,
non ci sono, sprechi fiato.

Te l'ho detto o l'ho pensato:
il mio posto non è il mondo.

Tutti zitti. A chi lo dico,
che sono sola con me stessa?

Non son diventata fessa,
ci son voci, caro amico.

 

Son la prima a non sapere

se le voci siano vere.

Se anche il timpano non vibra

è il cervello che si libra.

 

  

Cosa cambia, poi, alla fine?

Non c'è mica differenza:

sono cose assai vicine

 la realtà e la sua apparenza. 

 

Sono sola in compagnia

dei ricordi, dei rimorsi,

dei pensieri e dei ricorsi

di una vita che va via.

 

Tante volte sono uscita,

e non è ch'io sia pentita.

Era quasi divertente,

ma non è servito a niente.

 

Sono uscita come tutti

e ho provato a camminare.

Ma ho raccolto solo lutti.

Io non c'ho saputo fare,

 

Per un attimo di gloria

il biglietto è troppo caro.

E disgusta poi l'amaro

della fine della storia.

 

Per sentirmi più accettata

devo far l'esagerata,

far battute senza pausa,

ribaltare effetto e causa.

 

Tutti ridono felici,

quando servo l'allegria:

tutti allora son miei amici,

son richiesta in compagnia.

 

Ma è un costrutto, un artefatto,

mantenere questo tono;

quando emergo quale sono

han paura del contatto.

 

Ma perché? Non faccio male,

non ho un virus contagioso...

Sono un mare troppo ondoso,

son più intensa del normale,

 

ma perché questa paura,

questa fuga dalla pista,

questa vile vostra dura

posizione assolutista?

 

E' sleale l'alleanza

di un milione contro uno:

io mi chiudo in una stanza

e non apro più a nessuno.

 

Siete pecore nel gregge

che han paura di un agnello

che diverso porta il vello.

Non dettate voi la legge.

 

No, non esco per quest'anno.

Forse ancora sto aspettando

quel Godot che tutti sanno.

Ma mi chiedo fino a quando.



Ste

nonesco