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Cimitero abbandonato

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Sembra un cimitero abbandonato, effettivamente vi lavorano dei necrofori.

Sembra un cinema dismesso, effettivamente usano sempre la stessa pellicola.

Sembra un ufficio del catasto, effettivamente ti misurano il perimetro (hanno competenza territoriale).

Sembra un ufficio delle imposte, effettivamente la tassa te la fanno pagare.

Entri e incontri 007, ma ti accorgi subito che non ha le sembianze di Sean Connery, ha le sembianze di un insignificante psichiatra di provincia.

E’ lui che indaga nella tua anima.

Un tempo davanti alla parola psichiatra accostavo quella di luminare, ora non riesco ad andare oltre all’abat-jour.

E’ proprio lì, dal comodino, protervo, che ti guarda con i suoi occhi illuminati da anni di sapere, un alchimista del ventunesimo secolo, lui che si aggira armato di Colt per il corridoio. Nella fondina le sue pallottole sono conservate in un piccolo astuccio di cartone. I suoi speroni brillano nel grigiore. Il saloon è pieno di gente che sta male.

E’ Mezzogiorno di fuoco?

No, è il Centro di Igiene Mentale.

Ridente località turistico balneare.

Quando rinfoderano la Colt, cominciano a fare i bagnini.

Prima ti sparano, poi organizzano metodicamente il tuo soccorso.

E’ consigliato un piano strategico per misurare il Q.I. e il grado culturale delle abat-jour durante il colloquio al Centro.

Prima c’è la fase di riscaldamento e ti chiedono come va con la moglie, con la famiglia, con il lavoro e se hai pensieri strani (suicidio), poi se assumi regolarmente i farmaci. Se c’è un avvenimento significativo o una diminuzione o un aumento di un farmaco segnano tutto diligentemente sulla loro cartellina. Poi c’è il colloquio (che dura 20 minuti, durante i quali dovete dare prova della vostra idoneità di esseri terrestri, non di esseri umani) ed è allora che si può procedere con il test. Mentre parlate infilate ogni tanto una citazione colta (possono andare bene Marx, Mark Twain, Sinclair Lewis, ma probabilmente potete scendere più in basso fino ad arrivare a Topo Gigio) e osservate le reazioni. Posso personalmente testimoniare che non vi è nessuna reazione: ti verrebbe voglia di rifilargli un bel tre in letteratura. Io ho letto centinaia di libri, ma mi guardo bene dal dirlo poiché ho capito che ogni libro che ho letto può essere usato contro di me. La lettura mi ha aiutato ad essere un maniaco depressivo.

Poi evitate le citazioni, ma usate parole complesse per descrivere la vostra situazione, termini desueti per contestualizzarla in un ambito storico, sociale e culturale.

Non occorrerà nemmeno ripetere, non capirà e farà finta di avere capito, con nonchalance lascerà cadere il discorso e lo indirizzerà verso lidi più sicuri.

Dunque non ha avuto l’intelligenza di dotarsi degli strumenti necessari per affrontare le tue problematiche nella loro globalità, ha una conoscenza specifica, settorializzata, rinchiusa in un piccolo ambito. Potrebbe vendere amortizzatori, peccato che si diverta a falcidiare il cervello delle persone.

Alla fine del test cominciate a pensare, servirà in futuro.

Un giorno la mia psichiatra mi ha chiesto per l’ennesima volta se avevo avuto pensieri strani e io le ho chiesto di essere più esplicita: l’ ho invitata in futuro a chiedermi se desideravo impiccarmi, gettarmi sotto a un treno, lanciarmi da un viadotto, spararmi…….

Uno psichiatra che ti chiede se hai pensieri strani. Una domanda assurda.

Se sono pazzo è chiaro che ho pensieri strani, altrimenti che pazzo sarei?

Una volta mi sono presentato al Centro con una maglietta su cui era stampata a caratteri cubitali la scritta Pazzo Scatenato e ho proposto a tutti gli psichiatri presenti di acquistarne una uguale.

Hanno tutti declinato e io mi sono spinto fino al punto di procurarla gratis, non volevo nemmeno il rimborso della benzina. Hanno declinato di nuovo.

Tempo sprecato. E’ gente priva di fantasia.

 

La fantasia sicuramente non manca all’arredatore del Centro, fare quattro passi in una catacomba metterebbe più allegria. Il solito corridoio del cazzo che immagino non manchi mai, le porte che danno negli studi spersonalizzati, il pavimento è rimasto quello dei tempi in cui trasmettevano la pubblicità della Carmencita, il portone è da verniciare, le pareti sono gialline, un giallo così vivo che ti viene da pensare che l’imbianchino abbia macinato le piume di Titti aggiungendoci un pizzico di terra d’ombra, il cancello all’esterno è grigio, la struttura nel suo complesso è talmente  tetra che quando l’hanno proposta in affitto alla Piccola fiammiferaia lei ha preferito sfidare il gelo e cercare la morte.

Poi c’è la materia prima: i matti, a volte arrivano da soli, altre volte accompagnati, a volte non arrivano più. Sono tanti i matti che arrivano al Cim, le agende sono sempre piene.

Un criminale è un problema di ordine pubblico, cento criminali sono un problema politico, scrisse qualcuno.

Un pazzo è un caso di ordine personale, cento pazzi sono un problema politico, si può tranquillamente continuare ad asserire.

Ma le ragioni umane e sociali che hanno causato le indicibili sofferenze delle persone che entrano  nel Cim rimangono nel portaombrelli, se le ritrovano intatte quando ne escono. Possono anche ambire ad un traguardo finale, visita dopo visita, colloquio dopo colloquio, farmaco dopo farmaco.

Si chiama discinesia tardiva, arriverà il giorno in cui i loro movimenti saranno determinati da spasmi involontari.

Al Cim sono distratti: si dimenticano sempre di informarti che puoi arrivare a questo traguardo così come si dimenticano di informarti delle disfunzioni ai reni che ti può provocare il litio, non ti dicono mai quali effetti collaterali possono avere i farmaci che usi. Certo, si trovano davanti dei deficienti e loro non perdono certo il loro prezioso tempo ad informare un essere umano dei danni che gli possono provocare, non si può certo informare il pazzo che anche lui ha dei diritti.

Mi è capitato di passare due mesi terrificanti, la chiamano depressione, io mi rifiuto di farlo, trovo più congeniale parlare di dolore. La depressione viene considerata uno stato patologico e come tale viene trattata, il dolore è l’espressione di uno stato d’animo e implica che alla sua origine vi sia un sentimento. Due mesi, vari colloqui.

- Psic! Sto male! -.

- Lei non sta male-.

Ogni volta la stessa storia, aveva deciso che non stavo male. E io mi sono incazzato.

All’ennesimo colloquio mi sono presentato con l’aria devastata, ho parlato liberamente di suicidio, ho detto che lo zainetto era pronto e che sarei andato a fare il barbone. Agitato, scomposto.

Ha capito che stavo male, ma non ha capito che mi stavo prendendo gioco di lei. La volta successiva, con un certo aplomb, l’ho informata che non avevo mai avuto intenzione di uccidermi o di fare il barbone. Aveva bisogno di una scrollata, al Cim sono così impegnati che può capitare che per fare capire che stai male devi presentarti con una rivoltella puntata sulla tempia.

La cosa più agghiacciante è che quando ha parlato con la mia compagna si è inventata un termine scientifico per coprire la sua inettitudine, praticamente non se ne era accorta perché ero “ciclotimico”.

Boh! Ma loro li capiranno i termini che usano?

C’è un termine che definisce la tua malattia.

Nel mio caso il termine è bipolare o maniaco depressivo.

Personalmente preferisco maniaco depressivo, così posso immaginare di essere un personaggio di un racconto di Edgar Allan Poe. Poi ci sono gli accessori. Se ridi sei in ipomania, se piangi sei depresso, se non piangi e non ridi sei in eutimia, se la tua percezione della realtà cambia e vedi ciò che gli altri non vedono sei in mania…….. A volte per fare una diagnosi sfogliano la margherita: bipolare o schizofrenico, bipolare o schizofrenico, bipolare o schizofrenico……

Così finisce che è un petalo a scegliere l’etichetta che ti cuciranno addosso per tutta la vita.

Anche gli psichiatri avranno una vita, o esistono solo quando sono al Cim o in ospedale?

Ma che vita personale avranno gli psichiatri? E’ una domanda che vale la pena di porsi.

Certo se hanno davvero una vita personale non possono essere che dei dissociati. Forse da bambini hanno preso troppi ceffoni, o forse il biberon era difettato. O sono caduti dal seggiolone?

Io una volta sono caduto con la testa da un letto a castello chiuso dentro ad un sacco a pelo e forse è quella la radice della mia crisi maniacale. Ma loro? Loro! Da dove sono caduti?

Erano gli assistenti del comandante Spock dentro all’Enterprise? E quando è finita la serie di Star Trek qualcuno li ha sganciati dicendo: - Andate e riproducetevi  ? - .

Purtroppo lo hanno fatto: si sono riprodotti. Il caso vuole che si riproducano anche gli utenti. Sugli psicofarmaci sorvoliamo, i baristi hanno richiesto di poterli esporre tra i Baci Perugina e le caramelle al Mou.

Un coltello piantato in una mela, è un immagine di Sartre. La mela non si poteva difendere.

Quante persone non riescono a difendersi. Un pazzo di nome Calvino ha scritto di uno strano tizio che ha passato la sua vita sugli alberi, per fortuna nel suo racconto non ha inserito un Cim nelle vicinanze, altrimenti il Tso era sicuro. Un evento drammatico è accaduto: si è interrotta la produzione di santi. O servivano solo per riempire il calendario e anche uno in più era di troppo o i visionari fanno paura. Propendo per la seconda tesi. San Francesco parlava con gli uccellini, ma siamo sicuri che gli uccellini parlavano con lui? Perché se San Francesco parlava con gli uccellini è una cosa, ma se gli uccellini non gli rispondevano è un’altra: vuole dire che San Francesco parlava da solo. Era matto. Suo padre, disperato, cercò nell’elenco telefonico il reparto di psichiatria, il Centro di Igiene Mentale. Si adoperò in tutti i modi per quel figliolo disgraziato che si era strafatto di stramonio, ma scoprì amaramente che la psichiatria era di là da venire e si rassegnò consolandosi che nei tempi futuri qualcuno avrebbe posto rimedio alla situazione.

E’ sì! Lo hanno posto il rimedio.

Ora San Francesco se hai fortuna lo trovi in un reparto psichiatrico. Non parla più con gli uccellini,

ha la bocca stranamente impastata e ti capita di vederlo sbavare.

Al Cim ne passano di crocifissi, ognuno con il suo calvario sulle spalle, ma hanno una sfiga: mancano loro i documenti di beatificazione.

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Tutto è organico al Centro: assomigliano alla disfunzione del tuo cervello.

C’è addirittura un manifesto contro lo stigma. Lo guardi, lo riguardi e non ci credi.

Ti convinci di avere una visione. Poi la psi ti chiama: - Venga, è il suo turno -.

Mancano solo i bigliettini, poi potrebbe essere una macelleria. Tranquilli, arriveranno.

Le attese sono snervanti, avresti tutto il tempo di suicidarti.

Durante l’attesa mi capitava di pensare a Melquiades, lo zingaro che porta il ghiaccio nel paese di Macondo, a Silvia, alle vie dorate e agli orti, o a quel poeta turco che ti insegna che La vita non è uno scherzo. Questo non l’ho mai raccontato:

Nel reparto psichiatrico vi era un quadro ed io mi soffermavo a guardarlo, loro lo chiamano stato alterato, sicuramente mentre io osservavo il quadro loro osservavano me che rimanevo a fissare l’immagine e mi spostavo leggermente per poterne cogliere un'altra angolazione. Era bellissimo, era una delle poche cose che mi alleggerivano la pena di essere rinchiuso lì dentro, oltre alla conoscenza degli altri detenuti. Riuscivo ad entrare nella profondità del dipinto, anche se era una riproduzione, ad apprezzarne i colori, a coglierne la potenza espressiva. Non ci sarebbe stato niente di strano se lo stesso atteggiamento lo avessi avuto in un museo, ma quando vivi un profondo disagio esistenziale, quando sei diventato così fragile e non sei riuscito a reggere gli stimoli e le pressioni che ti arrivavano dall’esterno, quando ci sono dei nodi irrisolti nella tua vita ed esplodi, quando ti hanno ormai catalogato, anche la percezione che puoi avere della bellezza viene interpretata come una manifestazione patologica. Solo un pazzo può subire il fascino e farsi avvolgere dalla potenza evocativa della letteratura e ripetersi mentalmente una poesia di Leopardi mentre attende che lo psichiatra lo chiami. Ma quanto avrei voluto parlarne, quanto avrei voluto spiegare che anch’io ho un mondo interiore, avrei voluto gridarlo, avrei voluto urlare.

Poi ti accorgi che il collante di questo sistema è la paura ed è sulla paura che il sistema poggia le sue basi per autoalimentare il proprio potere.

 

E capisci di non essere un pazzo.

Ma una scheggia impazzita.

E tu, piccola, insignificante, scheggia impazzita, ti infili nella coscienza comune che ti rifiuta e si organizza per trasformarti in un rottame umano.

Il Vagabondo delle stelle di Jack London, Darrel Standing, ce l’ha fatta. Ha continuato a sognare. Tutti possiamo farcela.

Ma le abat-jour sapranno chi è Darrel Standing ?

In fondo le loro misere e puerili verità che continuano a amplificare il dolore di una moltitudine di persone contano sul fatto che nessuno trovi l’interruttore.

Credo che sia attraverso la propria vita, le proprie esperienze che lo si deva cercare.

E quando lo si è trovato basta un piccolo gesto, un gesto della mano.

Click.

E l’abat-jour si spegne.

Sembra un cimitero abbandonato. Non lo è.

Lo sperone continua a brillare nel grigiore, il saloon è pieno di gente che sta male.

L’odore di polvere da sparo non riuscirà mai a mitigare il dolore.

Ma forse c’è chi ci può aiutare.

Qualcuno ha il numero di cellulare di Tex Willer?

A proposito.

Cosa scrisse quello stonato di Nazim Hikmet  ubriaco fradicio di Porto sotto una pensilina della stazione di Coimbra dopo avere perso il treno per Lisbona e avere scoperto che in Portogallo la vigilia di Natale non trovi un ristorante aperto?

In pieno delirio sognò il diretto Ankara-Istanbul, poi:

“La vita non è uno scherzo,

seriamente devi prenderla.

Come fa lo scoiattolo, ad esempio.

(…)

Solo una cosa devi fare.

Vivere.

Ma devi farlo così intensamente,

da trovarti davanti ad un muro,

Con le mani legate.

O dentro un laboratorio con degli occhiali spessi.

Così salverai altre vite,

persone che forse non avrai mai conosciuto,

Ma morrai sapendo che non c’è nulla di più bello e vero della vita.”

Un pensiero per un ragazzo che mi ha aiutato.

A lui ci ha pensato il monossido di carbonio.

Avrebbe salutato così.

Relax.

 

 

 

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