Arte come terapia

Arti-terapie e regolazione delle emozioni

altLe origini delle arti-terapie sono antichissime: da sempre l'arte è stata,infatti, vista come una possibilità terapeutica (pensiamo alla funzione catartica attribuita dagli antichi greci alla tragedia, allo sciamanesimo, all'importanza attribuita all'educazione musicale nell'antichità). Seguendo un percorso lungo secoli si è giunti,oggi, ad una concezione della terapia artistica più consona alla natura stessa dell'arte.
Se, infatti, nei decenni passati, veniva vista come "aiuto" alla terapia verbale da alcuni anni è diventata una forma di terapia più autonoma e in grado di mostrare le proprie,peculiari, caratteristiche. Solo recentemente si è arrivato a comprendere che essa, oltre ad assolvere al compito catartico del "buttar fuori", può anche fornire chiavi di elaborazione del vissuto (sopratutto emotivo) che ha esteriorizzato.


Anche se molta strada è ancora da percorrere, sta sempre più prendendo forma(grazie a operatori del settore ma anche teorici e psicologi )la vera essenza dell'arte terapia: la sua specificità. Questa specificità si fonda essenzialmente su determinate caratteristiche che le sono proprie in quanto terapia non verbale:
possibilità comunicative/espressive
effetto catartico dell'espressione artistica
regolazione delle emozioni
ma, come ho detto, molta strada è ancora da percorrere: verifiche adeguate non sono ancora state fatte e sono ancora troppo pochi gli studiosi che si sono impegnati nel raccogliere dati circa gli effetti a lungo termine (ad eccezione,forse, dell'ambito della musicoterapia).

 

Ma cosa si intende,esattamente, per "regolazione delle emozioni"?

Prima di rispondere a questa domanda è opportuno far chiarezza circa il ruolo che riveste l'emozione nella vita di tutti i giorni.
La risposta emozionale è fondamentale nella vita dell'essere umano. Nell'interazione tra noi e gli altri o tra noi e l'ambiente vi è un flusso continuo di emozioni semplici o complesse, a volte anche contrastanti tra loro; esse consentono la continua valutazione degli stimoli esterni, predispongono l'organismo ad agire( lo motiva), permettono infine una riflessione sull'esperienza vissuta che, a sua volta, permette di identificare la specificità di quella data emozione.
Quest'ultimo aspetto sembra essere il più complesso del processo: noi siamo portati a condividere le esperienze vissute,a dar loro un nome, perché questa condivisione fa parte del processo di riflessione stesso e perché dare un nome permette la rievocazione nel tempo che è un'esigenza potente.
Sembra, , che la condivisione sociale sia lo stadio finale del processo emotivo, senza questa componente esso è incompleto.
Provare un'emozione è un'esperienza che ha una sua dimensione temporale essa si svolge nel presente ( nell'attimo in cui un dato stimolo comporta una risposta emotiva), nel passato ( con il ricordo di essa, tramite la sua rievocazione), nel futuro ( nel momento in cui ci poniamo il problema di riflettere su di essa richiamando alla mente il suo "nome" con l'esperienza della condivisione sociale).
Privare l'esperienza emozionale del suo statuto di esperienza comunicativa la priva quindi del suo essere un processo diacronico e fa in modo che quella data emozione vivi nella nostra mente come in un presente continuo.
Tutto questo è ancor più vero quando una data emozione viene vissuta intensamente o quando essa ha un contenuto traumatico: Il processo comunicativo diventa in questo caso essenziale,la condivisione sociale assume la caratteristica di vero e proprio meccanismo protettivo necessario per l'elaborazione di tali vissuti.

Il benessere dell'individuo, è stato dimostrato, dipende in gran parte dal controllo e dalle regolazione delle emozioni.
Si è parlato, a questo proposito, di abilità emozionali. Esse consistono nell'identificare le emozioni e nel denominarle, nella capacità di esprimerle e nel saperle controllarle.
La mancanza di equilibrio tra le varie componenti del processo emozionale determina un'interazione con l'ambiente non adeguata e allo stesso modo i vissuti emotivi troppo intensi che non possono essere modulati correttamente dall'organismo portano ad una rottura di tale equilibrio.
Una buona capacità di regolare le proprie emozioni dipende essenzialmente dalla capacità di creare filtri tra se e l'ambiente che impediscano l'esposizione a stimolazioni eccessive: la così detta barriera protettiva.
Questa è alla base del rapporto individuo/ambiente e gli conferisce una funzione comunicativa: da la possibilità all'individuo di trasformare le esperienze del mondo esterno in simboli( il linguaggio) che possono esser condivisi e introiettati sotto forma di pensiero. In questo senso si può considerare traumatica ogni situazione che provoca uno strappo nella barriera protettiva e impedisce la trasformazione dei dati emozionali in simboli e pensieri e,quindi, la loro elaborazione.

A questo punto è giusto chiedersi: Qual'è il nesso tra arte-terapia e regolazione delle emozioni?

L'odierna arte-terapia parte dall'assunto che l'arte è portatrice in sé di elementi attivi sull'essere umano.
Prima di arrivare a possedere un linguaggio simbolico convenzionale l'uomo veicolava un tipo di comunicazione che può esser detta pre-verbale che,sebbene inconsapevole, risiede ancora in ognuno di noi: si tratta di una forma di comunicazione di tipo immediato e spontaneo che non si ordina in messaggi proposizionali e che veicola una conoscenza "implicita" del mondo.
Il vissuto è una rete intricata di eventi,sensazioni, emozioni solo in parte comunicabili verbalmente: l'arte possiede la potenzialità di riuscire ad esprimere quello che riesce difficile se non impossibile dire verbalmente; non tutto,infatti, può essere codificato dai codici linguistici di tipo verbale: come nel caso,appunto, del vissuto emotivo.
L'arte-terapia attraverso il linguaggio specifico dell'arte può ristabilire la linea trasmissiva tra il sentire e l'aspetto cognitivo del processo emotivo (quel processo di riflessione di cui si è parlato in precedenza) nel caso in cui la simbolizzazione verbale non riuscisse ad assolvere al compito.
Esiste un rapporto molto diretto tra creazione artistica e emozione: Le emozioni stimolano immagini nella nostra mente ed è forse per questo che facciamo ricorso a metafore quando le parole sfuggono.
Come l'inconscio,queste si fondono su relazioni "simmetriche"(non ammettono le categorie della "causa-effetto", del "prima-dopo", del "maggiore-minore"...)vivono nell'immediatezza, non tengono conto delle dimensioni spazio-temporali ma si attuano in una dimensione circolare di continui riflessi e rimandi ed è proprio per questo che vanno elaborate. La creazione artistica si fonda anch'essa su relazioni simmetriche e, come le emozioni, deve essere espressa con i mezzi della logica proposizionale(asimmetrica); per far ciò si serve del simbolo che, attraverso i codici della logica asimmetrica, rimanda all'universo simmetrico.
Nell'ambito delle arti-terapie questo tipo di decodifica attraverso il linguaggio artistico implica l'acquisizione di determinate regole proprie di quel linguaggio e attraverso questa acquisizione viene a costituirsi una coincidenza tra regole del linguaggio artistico scelto e modalità regolative dell'espressione del vissuto emotivo: in pratica Il codice simbolico usato permette di definire l'emozione e di collocarla in una dimensione spazio/temporale.
Sembra chiaro che la terapia artistica, seguendo questa linea di pensiero, abbia, oltre che proprietà catartiche, proprietà "trasformative": la sua specificità risiede in un linguaggio( quello artistico) che riesce a muovere processi profondi essendo in rapporto diretto con quella zona dell'animo umano preposta alla comunicazione pre-verbale.

Si spera che nel prossimo futuro verifiche ufficiali, in questo senso, vengano finalmente fatte e che l'arte-terapia riesca a trovare un posto che le competa perchè nonostante la buona volontà degli operatori del settore e di pochi ma appassionati psicologi siamo ancora lontani da una sua ufficializzazione.

Per approfondire questo argomento si può leggere:
"regolazione delle emozioni e arti terapie" a cura di Pio Enrico Ricci Bitti
"che cosa sono le arti terapie" di Roberto Caterina
"percorsi trasformativi in arte-terapia" di Laura Grignoli

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