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Emergenza spirituale

“Visioni di demoni, divinità, esseri mitologici. Esperienze di altri periodi storici e di luoghi lontani. Correnti di energia che attraversano il corpo accompagnate da tremori e spasimi. Visioni di luci abbaglianti di splendore e bellezza sovrannaturali, arcobaleni, comete... Perdersi nel nulla e unirsi in un amplesso con l’intero universo. Panico, paura di impazzire o di morire”.

Una persona che vive fenomeni mentali e fisici di tale intensità verrebbe, nella nostra cultura, immediatamente diagnosticata come psicotica. Eppure, stando agli studi e ricerche effettuati da Stanislav Grof e altri esponenti della psicologia transpersonale, negli ultimi decenni un numero sempre crescente di persone ha vissuto esperienze così insolite e, invece di cadere irrimediabilmente nella follia, emerge da questi stati mentali straordinari “rinato” rispetto a prima: rinato nel senso di aver acquisito una maggiore consapevolezza, un maggior benessere psicofisico, un diverso modo di relazionarsi con il mondo e con gli altri. In alcuni casi questo tipo di esperienza segna l’inizio di un vero e proprio percorso spirituale simile a quello descritto dalle tradizioni religiose di tutto il mondo.

La psichiatria tradizionale non fa nessuna distinzione tra psicosi e misticismo. Anche se negli ultimi anni i “disordini psichici legati ad una crisi spirituale” iniziano ad essere ufficialmente riconosciuti. Risulta comunque sempre molto difficile fare collimare i sintomi dei pazienti con le categorie diagnostiche ufficiali. Quindi gli stati non ordinari di coscienza vengono ancora oggi, nella maggior parte dei casi, trattati con la somministrazione di farmaci atti a sopprimere i sintomi, anche quelli per i quali non è stata rinvenuta alcuna causa biologica.

Quando una persona attraversa una di queste “crisi evolutive”, l’utilizzo di misure repressive come quelle tradizionali, l’uso indiscriminato di psicofarmaci o le definizioni in termini di “patologia”, compromettono gravemente il potenziale evolutivo di questo processo autonomo di auto guarigione psichica. In contrasto con quanto accade nelle situazioni, purtroppo molto rare, in cui la crisi evolutiva viene sostenuta, compresa e lasciata libera di seguire il suo corso naturale, e permettendo a chi la vive di attingere alle potenzialità evolutive intrinseche alla natura umana.

Grof ha definito “emergenze spirituali” questi stati di coscienza, sottolineando così il doppio aspetto insito nella stessa parola “crisi”, che nella lingua cinese significa “pericolo” e “opportunità”. Tramite l’esperienza derivante dai suoi 40 anni di ricerca e osservazione degli stati non ordinari di coscienza indotti con vari mezzi in se stesso e negli altri, Grof ritiene che l’attuale conoscenza della psiche umana sia superficiale e inadeguata a spiegare questi fenomeni.

Il primo psicologo transpersonale fu Jung che, indagando nelle profondità dell’animo umano, s’imbatté in “qualcosa” che in una persona va oltre se stessa, in “qualcosa” che non appartiene al singolo individuo ma al collettivo, al trascendente, al trans-personale. In un certo senso ha rielaborato in chiave psicologica l’antica idea del Divino dentro ogni uomo. Jung fu il primo psicologo che lanciò un ponte tra la psicologia occidentale e i livelli di coscienza proposti dai grandi sistemi psicologici orientali.

Ma fu il lavoro pionieristico di Grof ad allargare la cartografia dell’inconscio e fornire elementi preziosi ai fini della diagnosi differenziale tra la psicopatologia e la collocazione della esperienza di stati non ordinari all’interno di una visione più ampia ed evolutiva della coscienza.

Molti degli stati che le categorie diagnostiche ufficiali considerano come manifestazioni di malattia mentale sono in realtà espressioni di un processo autonomo di trasformazione e di auto guarigione della psiche e del corpo e della tensione evolutiva verso uno stato di coscienza più elevato. L’esplorazione del potenziale terapeutico di tali stati e la conseguente sfida teorica che questa nuova visione propone sono il fulcro della psicologia transpersonale.

Nel 1980 Grof, insieme a sua moglie Cristina, ha creato lo “Spiritual Emergenze Network” (S.E.N.) in risposta al bisogno crescente di riconoscimento, sostegno e informazione a chi attraversa un’emergenza spirituale, in alternativa al sistema psichiatrico tradizionale. Uno dei principali servizi offerti dal S.E.N. è l’addestramento di personale in grado di sostenere e comprendere esperienze emotive di grande intensità, di ascoltare e sostenere chi a questa struttura si rivolge e raccogliere materiale sempre nuovo e storie personali. Un elemento importante di questo nuovo approccio è la decisione circa il trattamento da effettuare in un determinato caso: l’utilizzo delle strategie della psicologia transpersonale come per esempio la respirazione olotropica, o il trattamento medico convenzionale come nel caso di infezioni, tumori, lesioni, disturbi circolatori cerebrali etc. Viene richiesto un esame clinico accurato.

Un altro contributo rivoluzionario alla comprensione delle psicosi è il lavoro di John Weir Perry, pioniere specializzato nella psicoterapia di pazienti psicotici. Perry vede in questo disturbo psicologico la lotta dello spirito umano per liberarsi dalla prigione delle strutture mentali convenzionali, una morte-rinascita dal punto di vista psicologico, da lui considerata una tappa importante dello sviluppo della coscienza umana sia dal punto di vista individuale che collettivo. Il nucleo di questa attivazione ed energia è l’archetipo del centro, definito “Sé” da Jung e rappresentato dalla quadratura del cerchio e dai mandala.

Perry fece anche passi da gigante nell’approccio terapeutico ai pazienti in preda ai primi episodi psicotici acuti. Essi vengono incoraggiati ad elaborare le loro esperienze emotive senza l’effetto mitigante degli psicofarmaci in un contesto nel quale viene abolita qualsiasi forma di “etichetta” o definizione in termini di psicopatologia. Un contesto emotivamente accogliente all’interno di intensi rapporti interpersonali, che favorisce il processo di risanamento psicologico.

Oggi un numero sempre crescente di persone è in grado di fare il resoconto della esperienza della follia che ha attraversato. La follia non significa necessariamente una caduta nel vuoto e nell’oscurità, ma può rappresentare un momento di svolta esistenziale, di liberazione e rinnovamento. Ma può anche trasformarsi nell’inizio dell’esclusione dal mondo, della schiavitù e della morte esistenziale.

 

Virginia Salles, Psicoterapeuta, Roma