Testimonianze

Rufus May

Rufus May, psicologo

Quando avevo 18 anni imparai di persona di come l'approccio offerto dalla società ai problemi mentali non funzionasse. Fui ricoverato all'ospedale Hackney, un ospedale psichiatrico di Londra, e mi fu detto che non potevo andar via. Sulla soglia del diventare adulto, avevo perso il mio equilibrio dopo che la mia ragazza mi lasciò, e cercando una guida mi rivolsi ad approfondimenti spirituali. Alcuni messaggi prelevati dalla Bibbia mi convinsero che io avessi una missione. Cercando di scoprire quale fosse la mia missione, poco per volta dedussi che era abbastanza possibile che potessi diventare un apprendista spia del Servizio Segreto Britannico.

Fui messo in osservazione all'ospedale quando mi convinsi che ci fosse un congegno nel mio torace usato per controllare le mie azioni.

 

L'ospedale psichiatrico era del tutto simile a qualsiasi altro. Le code al carrello per le medicazioni ritmavano il senso generale di disperazione e noia. Qualsiasi resistenza al regime era abbattuta da costrizioni forzate e potenti iniezioni. Molti amici si sentirono troppo spaventati per venirmi a trovare. Questa esperienza, più l'aver ricevuto una diagnosi di schizofrenia, mi fece sentire un paria della società. Quando ai miei genitori fu detto che probabilmente c'era una causa genetica, la mia sorte sembrava irrevocabilmente segnata. Le visite di routine dello psichiatra in capo, con il codazzo di osservatori studenti medici e studenti infermieri, funzionavano più che altro come riti religiosi, pertanto la mia pazzia fu confermata e fu proposto un trattamento di lungo termine con farmaci.

Trovai che le medicazioni mi facevano sentire svuotato e privo di spirito, non potevo pensare ad altro oltre le mie necessità di base. I farmaci psichiatrici mi rendevano fisicamente più debole e influenzarono i miei ormoni cosicché in tale periodo divenni impotente. Fui preoccupato per questo. Comunque per gli altri, per il mondo esterno, a causa degli effetti intorpidenti di questi farmaci risultai meno focalizzato sulle mie convinzioni spirituali e di spionaggio. I dottori dissero che rispondevo bene alle medicazioni. Io ero deciso a smettere di prendere le pasticche e le iniezioni non appena avessi trovato altre maniere per essere calmo e centrato.

La maggior parte dei ricoverati erano 'pazienti della porta girevole'. Mi fu detto: Fu vero. Fui ricoverato altre due volte finché decisi di sfuggire al ruolo di utente malato mentale regolare. Per mia gran fortuna, oltre ai miei genitori che mi facevano visita giornalmente, anche una mia grande amica tornò dal vendere pentole e tegami ai militari Usa in Germania e incominciò a farmi visita tutti i giorni.. Io iniziai a familiarizzarmi alla sua convinzione che questa mia caduta o qualsiasi cosa avessi, fosse qualcosa che avessi già fatto in passato. Effettivamente quando avevo 12 anni assistetti mia madre che fece un grosso recupero dopo una disabilitante emorragia al cervello, così forse avevo istintivamente appreso che si può rivoltare la propria vita con il giusto aiuto. Decisi pertanto di non confidare nella sapienza dei dottori, ma pianificai di trovare un lavoro appena uscito d'ospedale. Già mentre ero ancora in ospedale incominciai a frequentare chiese e centri comunitari che offrivano lavoro a volontari. Quantunque sarò apparso loro un po' svitato, ciononostante trovai molti giovani che mi affidarono mansioni, e così lentamente incominciai a ricostruire abilità sociali.

Una amica, anche lei paziente, Celine, si suicidò dopo una pesante medicazione, questo fatto divenne un punto di svolta nella mia vita. Ci fu un funerale caraibico con la partecipazione di centinaia di persone. Questo mi apparve in forte contrasto con la assenza di supporto che aveva da viva, in cui udiva 'voci' intrusive provenienti dal suo passato. Compresi che avevo trovato uno scopo in cui convogliare la mia energia. Noi, la società, peggioriamo la pazzia delle persone; forse io avrei potuto fare qualcosa per cambiare questo. Che succederebbe se potessi trovare una differente maniera di uscir fuori dai reparti psichiatrici, quale professionista di salute mentale di nuovo tipo? Forse con una tattica tipo cavallo di Troia, potrei aiutare a smontare il mito della struttura psichiatrica. Quando un giovane psicologo mise in dubbio anche se non formalmente la mia diagnosi di schizofrenia, suggerendo invece solo un temporaneo episodio psicotico, mi fece pensare che forse la psicologia era la via per far girare differentemente le cose. Così lo scopo della mia vita mi divenne più chiaro: avrei fatto addestramento da psicologo. Ma credo avessi bisogno di prendermi un po' di distanza da questa giornata prima di sforzarla con una decisione.

Il mio primo lavoro immediatamente dopo uscito dall'ospedale psichiatrico fu fare la guardia notturna nel cimiterio Highgate di Londra. Ora penso che il pattugliare di notte un terreno fortemente alberato fu una attività altamente terapeutica. Senza aver il tempo di fantasticare, dovevo restare ben cosciente e affrontare la mia paura del buio e dell'ignoto. Ritengo anche che proprio il camminare a stretto contatto della natura sia stato una azione guarente. Fu proprio in questo periodo che dismisi con successo i farmaci psichiatrici nonostante il parere contrario del medico.

Poi impiegai parecchi anni facendo diversi lavori e imparando maniere creative di esprimere me stesso con danza e teatro. Inoltre spostai il fuoco dal pensare a me stesso a tentare di aiutare altri, mentre cercavo in maniera controllata di guardare oltre il mio corpo e la mia mente. Feci ginnastica all'aperto al Colle del Parlamento ed esercizi di respirazione, quali modi naturali di controllare i miei sbalzi d' umore. Feci attenzione ad evitare amici inaffidabili o prevaricanti e ad essere pungente con chi era stato pungente con me. Lo studio della sociologia mi aiutò a capire nella loro ampiezza le strutture della società, demistificando concezioni sulle classi sociali e sulle relazioni di potere tra uomini e donne.

Ancora una volta mi fu reso visibile il pregiudizio contro la malattia mentale quando un 'politicamente corretto' centro pubblico comunitario rifiutò di supportare me ed un gruppo di studenti d'arte drammatica che volevamo proporre un brano su un esaurimento nervoso. Ciononostante, grazie alla pratica d'arte drammatica, imparai l'arte di reinventare se stesso per mezzo dell'improvvisazione. Ricorderò sempre che uno dei miei insegnanti di dramma ci impresse il messaggio "questa vita non è una prova." L'aver preso confidenza con il recitare mi fu utile nei successivi 10 anni di lavoro in qualità di infermiere e coadiuvante psicologico, dove per evitare possibili discriminazioni scelsi di tacere sul mio trascorso di paziente psichiatrico. Recitai di essere sano, e di esserlo sempre stato!

Per me la linea divisoria tra malato mentale e sano è sempre stata più una questione di muri sociali che vera. Ho conosciuto in ospedali molte persone matte che si rendevano utili e molti infermieri detti bravi che erano invece prepotenti ed ostili. Questo mi ha suggerito che la pazzia è in buona parte negli occhi dell'osservatore. Riconobbi anche che la mia pazzia è stata fornitrice di senso, per esempio la mia fantasia di essere una spia ha dato senso alla mia vita, la mia ricerca di una missione spionistica è stata una ricerca metaforica di domandar altro alla vita. Fui corsista in psicologia nella fine del secolo, proprio mentre la psicologia incominciava a lavorare professionalmente sulla pazzia e a tentare di capirla, mentre al contrario prima tale campo era dominio della sola psichiatria e del suo prescrivere farmaci.

Per i successivi 10 anni, ho lavorato come psicologo con persone che avevano un ampio spettro di problemi mentali (vedi May 2004). Imparai che per aiutare veramente qualcuno che fosse profondamente sofferente o confuso, dovevo essere molto creativo ed offrire un vasto repertorio di risorse. Nei successivi otto anni ho spostato il mio interesse dalla terapia individuale all'auto-mutuo-aiuto (self-help) questo perché la rete di auto-mutuo-aiuto mi è apparsa offrire un ambiente molto più rispettoso e genuino e potenziante per persone che ci si coinvolgevano vitalmente. Ho anche trovato che approcci terapeutici olistici direzionati al benessere, sono stati molto utili, sia a me stesso che ad altri (ad es. yoga e Tai Chi).

 

Fonte:http://www.nopazzia.it/PLehmann/reclaming_me.html

You have no rights to post comments