Critica della psichiatria

La qualità dell'aiuto

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Ogni cultura definisce la propria norma comportamentale, il “giusto” modo di fare nei luoghi appropriati; la diversità di pensiero e di condotta può scatenare una non accettazione da parte della comunità: paradossalmente è la maggioranza conformista a sentirsi minacciata da chi non si integra perché si trova ad affrontare una situazione che non capisce e non vuole accettare. La norma comportamentale è un concetto culturale e non ha niente a che fare con il funzionamento del cervello, nonostante ciò vi è un pregiudizio fortemente radicato nella nostra cultura che definisce “sano” il cervello di un individuo che rispetta le leggi e le convenzioni sociali.

La persona che esprime un pensiero non condiviso viene spesso esclusa e giudicata malata perché in quell’idea viene percepito qualcosa di sbagliato: molti artisti, letterati, musicisti, dissidenti politici hanno conosciuto la detenzione manicomiale. La psichiatria sancisce la normalità e stabilisce, attraverso la definizione di patologie, le anormalità. Se fosse veramente una specializzazione della medicina, le patologie sarebbero comprovate da esami clinici; al contrario gli psichiatri stilano le loro diagnosi attraverso un giudizio soggettivo dei “sintomi” comportamentali.
Le patologie psichiatriche cambiano a seconda dei contesti storici e culturali: fino a non molti anni fa l’omosessualità era considerata una malattia, la tendenza attuale è quella di far rientrare nelle patologie psichiche l’inclinazione al gioco d’azzardo, l’infedeltà coniugale, la poligamia e quei comportamenti infantili o adolescenziali che disturbano il quieto vivere .